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Informazioni e consigli sulla crescita e la salute del bambino,
solo da medici pediatri e professionisti qualificati.

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Risvegli notturni a 6-7 mesi: perché avvengono e cosa fare

Capita spesso che i genitori si rivolgano preoccupati al pediatra per i continui risvegli notturni del loro bambino di 6 o 7 mesi, che aveva acquisito una buona routine del sonno e che all’improvviso ha ricominciato a svegliarsi frequentemente durante la notte.

Se il piccolo cresce bene e non mostra segni di patologia, quali possono essere i motivi di questo cambiamento inatteso? E cosa si può fare per aiutare il bambino a dormire meglio?

Risvegli notturni e ansia da separazione

Intorno all’età di 6-7 mesi (ma anche nei bimbi più grandicelli), una delle cause più comuni dei frequenti risvegli notturni è la cosiddetta ansia di separazione dalla mamma.

In questa fase della crescita, infatti, il bambino inizia a non percepire più la figura materna come un tutt’uno con se stesso (la cosiddetta fase simbiotica), ma a rendersi conto di essere un individuo separato dalla madre.

Questo cambiamento (detto processo di individuazione) non ha nulla di patologico o di anormale; è anzi una tappa fondamentale della crescita, necessaria per il corretto sviluppo psicologico del bambino.

Tuttavia, l’ansia da separazione ha come “effetto collaterale” quello di generare nel bambino la paura di essere abbandonato dalla mamma, che si manifesta tipicamente:

  • al momento dell’addormentamento, quando il bambino, anche se visibilmente stanco, sembra rifiutarsi di dormire;
  • durante il sonno, con frequenti risvegli (anche parziali) accompagnati da pianto.

È importante sottolineare che questi “disturbi del sonno” possono comparire in tutti i bambini, anche in quelli che fino a quel momento si sono dimostrati tranquilli e che, tutto sommato, rispettavano un certo ritmo sonno-veglia diurno-notturno.

Perché l’ansia da separazione compare al momento del sonno

Per capire perché la paura dell’abbandono influenza il sonno notturno, bisogna tenere presente che, per un bambino di 6-7 mesi, chiudere gli occhi e non vedere più la mamma equivale a pensare che la mamma non c’è più.

A questa età, infatti, il piccolo non è ancora in grado di capire che, anche se non vede la mamma, lei c’è ugualmente e non l’ha abbandonato, che sentire la sua voce rassicurante dalla camera accanto significa che la mamma “arriverà”, che la stessa presenza del papà (in questa fase apparentemente inutile, visto che il bimbo generalmente vuole solo la mamma e si calma solo con lei!) è tranquillizzante, perché nel frattempo c’è comunque qualcuno in grado di prendersi cura di lui.

Dobbiamo ricordare, inoltre, che questa è la fase della vita in cui il bambino comincia a esplorare il mondo che lo circonda e inizia ad aprirsi all’esterno. Ma ha anche paura, proprio perché, se fino ad allora era un tutt’uno con la mamma, ora è “da solo” (o almeno così pensa di essere…), alle prese con qualcosa che gli sembra sì interessante, ma anche inquietante.

È inevitabile quindi che tutte queste emozioni si riflettano anche sul sonno, aumentando i risvegli notturni.

Naturalmente, si tratta di un vissuto molto complesso, che qui abbiamo cercato di semplificare per una migliore comprensione, ma che non avviene in modo così lineare e consapevole come descritto.

Come gestire i risvegli notturni dovuti all’ansia da separazione

Genitori tranquilli, bambini sereni

La prima cosa da fare è rassicurarsi sul fatto che si tratta di un evento normale, non patologico, che tutti i bambini si trovano ad affrontare. Anzi, si tratta di una fase necessaria, che va appunto accompagnata e non bloccata, e che prima o poi il bambino, se sostanzialmente sereno, supererà.

Per questo motivo, è importante che il bambino sia rassicurato da due genitori (ribadisco due!), che di fronte alla paura del bambino non vadano a loro volta in ansia (perché? non ve ne è alcun motivo!) né si rattristino per lui (non è un problema grave, è anzi è una fase utile alla crescita!).

Come gestire i risvegli notturni

Per quanto riguarda i rimedi per i risvegli notturni, non è possibile dare ricette perché ogni contesto familiare fa a sé: ogni coppia di genitori deve trovare la propria strada per accompagnare il bambino in questo delicato momento della crescita (e allo stesso tempo garantirsi un sonno sufficiente ad affrontare le fatiche della giornata!).

Anche se non esistono ricette magiche, ecco però alcuni consigli.

  • Cercate di addormentare il bambino nel lettino (o comunque di metterlo giù ancora nel dormiveglia), piuttosto che tenerlo in braccio finché non prende sonno.
  • In caso di risvegli notturni, provate a rassicurare il bambino con coccole e carezze nel suo lettino, piuttosto che portarlo nel lettone. A questo proposito, ricordiamo che anche il papà deve essere coinvolto nella gestione del bimbo, anche se la sua azione sembra poco efficace.
  • Quando il bambino si sveglia e inizia a piangere, non entrate subito in camera, ma fate prima dei tentativi (inizialmente del tutto inutili, o almeno così vi sembrerà) per tranquillizzarlo con la voce, magari rassicurandolo del fatto che “state arrivando”. In questo modo il piccolo inizierà gradualmente a capire che siete presenti anche se non riesce a vedervi. Provate a far intervenire prima il papà e poi, in un secondo tempo, la mamma. Non offrite subito il seno o il biberon (e comunque non sempre). In sostanza, occorre cercare una gradualità e progressività di intervento, che aiuti il bambino a capire che a questo (la voce della mamma che lo rassicura) segue quest’altro (la comparsa di un adulto), finché potrà essergli sufficiente anche solo il primo passo per calmarsi.
  • Al momento del risveglio, tenete le luci soffuse ed evitate di mettervi a giocare con il bambino. Il messaggio che deve passare, anche con l’espressione del volto, è che “di notte si dorme”. Evitate di alzare la voce, ma piuttosto mantenete un fermo e, per quanto possibile, tranquillo atteggiamento che trasmetta la realtà del momento.
  • Durante il giorno, giocate al gioco del cucù (o bau-settete), nascondendo per un istante il volto con le mani per poi tornare a farlo vedere. Questo semplicissimo passatempo insegna pian piano al bambino che, anche se una persona non si vede, è comunque presente e ricomparirà (compresa la mamma!).

Cosa NON fare

  • Provvedimenti come somministrare latte o tisane (soprattutto se zuccherate) durante i risvegli andrebbero evitati, perché rischiano di creare abitudini che finiscono per mantenere nel tempo i risvegli, invece che attenuarli.
  • Cercare di distrarre il bambino mettendosi a giocare con lui o portandolo in salotto, magari accendendo la televisione è assolutamente sconsigliabile. Come si è detto, il bambino deve ricevere chiaramente il messaggio che “la notte è fatta per dormire, e non per giocare”. È esperienza di chi scrive il caso di un papà che riferiva durante la visita di controllo dei 3 anni di aver finalmente risolto il problema del sonno del suo bambino, anche se per farlo riaddormentare doveva tutte le notti fare con lui su e giù con l’ascensore per una trentina di volte…

Si possono dare dei farmaci?

I preparati per favorire il sonno del bambino, solitamente a composizione vegetale (melissa, passiflora, camomilla, valeriana), danno risultati modesti e devono comunque essere somministrati dopo aver consultato il pediatra.

Qualche risultato si ottiene talora con la melatonina, somministrata la sera, prima del sonno, e continuativamente per un periodo di almeno 15 giorni per valutarne l’efficacia.

Nel caso, valutatene l’opportunità col vostro pediatra (evitando tassativamente il fai-da-te), senza eccessive speranze né sensi di colpa.

Per approfondire

Mi permetto anche di consigliarvi, mamme e papà, la lettura di un libro molto utile, perché in modo semplice e chiaro fa riflettere e aiuta a trovare, nel proprio contesto, unico e diverso da ogni altro, il bandolo della matassa.

Si tratta del testo A piccoli passi di Silvia Vegetti Finzi, edito da Mondadori. Leggetelo insieme, anche partendo dal capitolo del “Bambino che non dorme”, e parlatene tra voi. Vedrete che riuscirete a trovare la strategia più adatta.

In conclusione

Se il vostro bambino ha iniziato improvvisamente a non dormire durante la notte, non pensate che esistano soluzioni “miracolose” in grado di risolvere i risvegli notturni come per magia. Il percorso rimane lento e graduale.

Come qualsiasi altra persona, anche i bambini hanno bisogno di tempo per superare pian piano le proprie paure e i propri dubbi. Pretendere da loro, come da voi stessi, di trovare la soluzione dall’oggi al domani significa perdere di vista il naturale processo di sviluppo del bambino.

Cercate piuttosto di munirvi di (tanta!) pazienza, che vi aiuti ad accompagnare il vostro piccolo verso l’acquisizione di buone abitudini del sonno, di infondergli fiducia e sicurezza e di alternarvi nella gestione dei risvegli, ritagliandovi – per quanto possibile – del tempo per recuperare almeno in parte il sonno perduto.

Pediatra Libero Professionista a Cantù (CO). Tutor di Pediatria per il corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia – Università degli Studi di Milano Bicocca.

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