Come riconoscere i segnali di stress emotivo nel bambino (e cosa fare)
Capita in tutte le famiglie di vivere momenti impegnativi dal punto di vista psicologico: difficoltà nel lavoro, malattie, lutti, incomprensioni o crisi di coppia.
Questi difficili anni di pandemia hanno inoltre fatto vivere gli adulti – e, di riflesso, anche i bambini – in uno stato d’animo di costante pericolo. La paura della malattia e le conseguenti restrizioni sociali hanno portato ad un aumento dei problemi vissuti fra le mura domestiche rispetto agli anni precedenti.
I bambini sono emotivamente coinvolti dalle situazioni di stress famigliare
I bambini sono psicologicamente ed emotivamente coinvolti da quello che ascoltano e dagli eventi che accadono intorno a loro, molto di più di quanto gli adulti possano immaginare Anche quando non sono in grado di comprendere il significato delle parole ascoltate e dei gesti osservati, i piccoli assorbono e vivono intensamente gli stati d’animo delle persone che si prendono cura di loro e, in modo particolare, di coloro a cui vogliono bene, come i genitori e i nonni.
Le persone che si prendono cura dei bambini dovrebbero sempre tener conto di questo aspetto: occorre essere consapevoli che le esperienze negative – soprattutto quando sono ripetute – si traducono per i bambini in uno stress emotivo molto importante e incidono profondamente sulla loro salute psicologica ed emotiva.
La risposta emotiva nei bambini è complessa e difficile da decifrare
E’ importante sapere che i bambini, soprattutto quelli piccoli, rispondono in modo complesso alle situazioni molto stressanti vissute in famiglia.
I bambini, sin da piccoli, sono esseri umani molto complessi che reagiscono alle situazioni in modo diverso a seconda dell’età, del grado di sviluppo che hanno raggiunto e del carattere. Non è sempre semplice comprendere alcuni dei comportamenti che i bambini mettono in atto durante i momenti di difficoltà ma quello che è certo è che in quei momenti hanno bisogno di tutta la sensibilità e la disponibilità dei loro genitori.
Ecco alcuni consigli per cogliere i segni di disagio presentati dai più piccoli e per aiutarli a ritrovare serenità.
Comportamenti dei bambini che devono far pensare alla presenza di un disagio psicologico
Come dicevamo, non è sempre facile riconoscere i segnali di un disagio psicologico. Ecco alcune manifestazioni che devono far scattare un campanello d’allarme.
- Il bambino diventa più “appiccicoso” (ricerca cioè insistentemente il contatto fisico e la presenza dei genitori).
- Si lamenta e piange più spesso.
- Mostra più difficoltà al momento della separazione dai genitori al nido o alla scuola per l’infanzia.
- Presenta un aumento dei comportamenti aggressivi.
- Ha tendenza a chiudersi in se stesso.
- Si riesce con difficoltà a coinvolgerlo in attività prima gradite.
- Ha tendenza ad inventare giochi in cui accadono cose molto spiacevoli.
- Ha difficoltà ad addormentarsi e risvegli notturni più frequenti.
- Presenta difficoltà (assenti in precedenza) ad alimentarsi .
- E’ difficile consolarlo nei momenti di frustrazione.
- Compaiono fasi di regressione in cui per esempio, il piccolo rivuole il ciuccio che aveva abbandonato o chiede di essere preso in braccio quando si svegliano.
Cosa possono fare i genitori
E’ bene ricordare che, per prendersi cura in modo appropriato di un bambino occorre anche aver cura di se stessi e del proprio rapporto di coppia: per un bambino sarà più facile superare il momento di difficoltà se i genitori sono solidali nell’affrontare le difficoltà quotidiane e nel prendersi cura della sua serenità.
La cosa migliore da fare in caso si stia vivendo un momento di preoccupazione o difficoltà in famiglia e il bambino manifesti alcuni dei comportamenti descritti, è cercare il più possibile di proteggere il bambino dallo stress emotivo ed aiutarlo mettendo in atto una serie di comportamenti.
- Porre grande attenzione nel riconoscere le emozioni che il bambino sta provando e parlarne con lui cercando di dare un nome alle emozioni: “Sei arrabbiato ? “Sei triste?” “Sei spaventato? “ e dare la possibilità di esprimerle, con le parole o disegnando o manifestarle con un gioco o con un racconto.
- Fare regolarmente giochi divertenti con il proprio bambino quando si sta in casa e dedicare del tempo di qualità alla relazione con lui.
- Evitare in modo assoluto atteggiamenti aggressivi fisici o verbali nei confronti del proprio partner o del bambino stesso.
- Scegliere le parole adatte per parlare delle situazioni dolorose o tristi, tenendo conto dell’età del bambino, e offrire sempre una nota positiva e di speranza. Ad esempio, se i nonni cui un bambino piccolo è molto affezionato sono malati e non possono essere presenti nella quotidianità famigliare, si può dire che si è rotto un ponte che collega la strada dei nonni con la propria, che ci vorrà del tempo prima di poter rivedere i nonni ma che molte persone stanno lavorando per aggiustare il ponte. In questo modo il bambino sarà consapevole di non poter vedere i nonni ma avrà anche una prospettiva di speranza.
- Spegnere radio e televisione se le continue notizie negative diffuse dai giornale-radio e dai telegiornali mettono ansia.
- Nei momenti di difficoltà famigliare, dedicare attenzione anche a sé: non isolarsi (è’ importante interagire con gli altri componenti della famiglia e con gli amici più fidati e condividere timori, sentimenti e preoccupazioni); cercare di dormire un numero adeguato di ore; mangiare con regolarità; imporsi di trovare tempo per le proprie attività di svago e per quelle della famiglia come passeggiate o gite all’aria aperta
Se nonostante tutto ci si rende conto che non si riesce a superare il momento di difficoltà che si sta vivendo e che il bambino è turbato o mostra segni di stress emotivo è necessario farsi aiutare da un professionista, singolarmente o come coppia, chiedendo consiglio al proprio medico o al proprio pediatra riguardo alle possibilità di sostegno psicologico disponibili sul territorio.