I capricci dei bambini: come imparare a gestirli, quando preoccuparsi
Indice dei contenuti
- Perché i bambini fanno i capricci?
- Perché spesso i figli fanno più capricci con la mamma rispetto al papà o alle altre figure di accudimento?
- Come gestire i capricci e le crisi di rabbia del bambino
- È corretto ignorarlo? Sgridate e punizioni servono?
- E se i capricci sono continui, come mantenere la calma?
- I capricci si possono “prevenire”?
- Quando preoccuparsi
Essere genitore significa anche dover imparare a gestire i capricci dei propri figli. Ma cosa significano in realtà i capricci dei bambini? E qual è il modo migliore di comportarsi di fronte a un capriccio o a una crisi di rabbia?
In questo articolo vedremo perché i bambini fanno i capricci, come gestirli in modo efficace, con alcuni esempi pratici e quando preoccuparsi.
Perché i bambini fanno i capricci?
Il capriccio è un evento comune e normale, parte del percorso di crescita. È conseguenza naturale dell’autodeterminazione propria del bambino che si scontra con il limite imposto dall’adulto o del sovraccarico sensoriale a cui il bambino è sottoposto. Il capriccio non è quindi casuale o privo di significato.
La crisi di rabbia, che si manifesta con urla, pianti, comportamenti aggressivi o richieste non soddisfabili, è la modalità con cui il bambino manifesta le emozioni e sensazioni che vive in quel momento, come, ad esempio, la frustrazione e la stanchezza, non avendo ancora sviluppato competenze più sofisticate di regolazione emotiva.
Questi capricci saranno sostituiti da comportamenti più socialmente accettati con la crescita e, quindi, con il progredire dello sviluppo cognitivo, linguistico, emotivo e sociale del bambino.
Perché spesso i figli fanno più capricci con la mamma rispetto al papà o alle altre figure di accudimento?
È esperienza comune che i capricci siano più frequenti con le figure di riferimento più vicine, mentre con altre persone coinvolte nella vita del bambino, come ad esempio le educatrici o i nonni, lo siano decisamente meno.
Questo non deve essere valutato negativamente come, ad esempio, sintomo di carente autorevolezza da parte delle figure di riferimento. In realtà, è proprio il maggior attaccamento, e quindi la fiducia nella relazione e la possibilità di essere accolto e contenuto, che consentono al bambino di poter manifestare tutte le sue emozioni, anche quelle negative.
Come gestire i capricci e le crisi di rabbia del bambino
Premesso che non esiste un modo univoco di gestire ogni capriccio, è però importante che l’adulto mantenga la calma, avendo consapevolezza del fatto che il bambino si stia comportando in modo del tutto naturale e congruo con la sua età, non identificandolo come maleducato o dispettoso.
Aiutare il bambino a calmarsi
L’adulto deve costituire per il bambino un sostegno affettivo, che lo aiuti a calmarsi, anche, se utile, tramite contatto fisico.
Aiutarlo ad esprimere le sue emozioni
Raggiunto questo obiettivo, deve aiutarlo a fare chiarezza rispetto a ciò che sta vivendo in quel momento, esplicitando e dando voce alle emozioni che il bambino sta provando e alla loro motivazione.
Non cedere alle richieste irragionevoli
L’adulto, però, non deve cedere alle sue richieste. I limiti vanno imposti, in particolare se protettivi per la sua salute o se riguardano norme igieniche o sociali.
Infatti, se lo stato emotivo del bambino va legittimato, ciò non va fatto con il suo comportamento.
Un esempio pratico
Facciamo un esempio: il tuo bambino che non vuole andare via dal parco giochi, si butta a terra e piange, nonostante gli sia stato comunicato che alle 18:00 sarebbe stato necessario andare via e, poco prima, fosse stato avvisato che il tempo fuori casa stava per finire. Che cosa fare?
Per prima cosa, occorre cercare di calmarlo. Quando si è calmato, si può dirgli ad esempio: “Lo vedo che sei arrabbiato perché ti piace molto giocare qua e vorresti rimanerci, ma ora dobbiamo proprio andare a casa, perché è ora di lavarsi e preparare la cena”.
L’adulto deve accompagnare il bambino fuori dal parco anche se questo continuerà a opporsi, senza però essere in alcun modo autoritario o addirittura aggressivo. Fermezza non vuol dire violenza. Ovviamente, nel tempo, l’adulto, svolgendo la sua funzione educativa, dovrà via via aiutare il bambino a sviluppare, in queste situazioni, modalità di comportamento più adeguate e funzionali.
È corretto ignorarlo? Sgridate e punizioni servono?
Né ignorare il bambino, né sgridarlo e punirlo, sono modalità opportune. Potrebbero, anzi, portare a un gioco di potere, in cui il bambino aumenta l’entità del capriccio e il genitore si arrabbia sempre di più.
Queste modalità da un lato possono spaventare il bambino, che non si sente compreso, visto e contenuto dal genitore, mentre dall’altro non lo aiutano a sviluppare nel tempo le sue capacità di regolazione emotiva.
Un esempio pratico
Un bambino fa i capricci con il genitore che è appena tornato dal lavoro – e che quindi non vede dalla mattina – e il genitore utilizza come strategia quella di ignorarlo.
Probabilmente il bambino, dopo diverse ore di separazione dalla sua figura di riferimento, è semplicemente desideroso di attenzioni. In questo caso, ignorare il suo capriccio potrebbe facilmente portare a un’escalation del comportamento del bambino, che vuole attirare a sé il genitore. Comprenderne invece la causa e riuscire, nella routine serale, a ricavare un momento insieme, diventa una soluzione decisamente più efficace.
E se i capricci sono continui, come mantenere la calma?
Gestire i capricci non è sicuramente facile, specialmente quando si è di fretta, stanchi, e affaticati dalla lunga giornata.
Ricordarsi che con i capricci il bambino ci sta comunicando qualcosa
In primis, come detto, è importante che il genitore sia consapevole e ricordi che il capriccio non è causato da una mancanza di educazione del bambino o dal desiderio di indispettire l’adulto.
Mantenere la calma o recuperarla quando si perde la pazienza (e scusarsi)
E’ importante cercare di mantenere la calma. I genitori però sono essere umani e può capitare che perdano la calma con i propri figli e arrivino a urlare. Recuperato uno stato emotivo più tranquillo, in queste situazioni è utile che l’adulto si scusi con il bambino, lo rassicuri e chiarisca la situazione.
Un esempio pratico
Facciamo un esempio: è ora di cena, il bambino sta giocando e si rifiuta di sedersi a tavola. Il genitore, affaticato dalla lunga giornata, perde subito la pazienza e urla al bambino. L’adulto, tranquillizzatosi, potrebbe dire al proprio figlio: “Mi spiace di aver urlato, sono stanco/a, lo so che vorresti giocare ancora, ma quando la cena è pronta ci si siede a tavola”. Scusarsi non è assolutamente sintomo di scarsa autorevolezza, anzi, ed è proprio il comportamento del genitore, e quindi anche la modalità di gestire queste situazioni, a costituire un modello di apprendimento importantissimo per il bambino.
I capricci si possono “prevenire”?
Ci sono delle strategie che aiutano a prevenire i capricci.
Stabilire una solida routine quotidiana
Per prima cosa stabilire delle solide routine che scandiscano alcuni momenti della giornata, come ad esempio l’addormentamento. Le routine orientano il bambino, che è consapevole di che cosa aspettarsi dopo e che cosa debba fare.
Mantenere la coerenza dei limiti e delle regole imposte
Un altro elemento importante è la coerenza dei limiti e delle regole imposte, che devono sempre essere mantenute.
Lasciare al bambino una quota di libertà di scelta
Ci sono poi delle situazioni in cui è possibile concedere al bambino una certa quota di libertà di scelta permettendogli di soddisfare il suo bisogno di autodeterminazione e affermazione di sé. Prendiamo per esempio un bambino che deve vestirsi per andare a scuola: in questo caso, lasciargli la possibilità di scegliere tra due capi può essere una strategia utile.
Evitare il punto di sovraccarico sensoriale o di fatica
Infine, osservare nostro figlio e i suoi segnali di stanchezza può orientarci nel proporgli attività più tranquille, al fine di prevenire un capriccio determinato da sovraccarico sensoriale.
Quando preoccuparsi
I capricci sono nella maggior parte dei casi, come abbiamo visto, solo una manifestazione normale della crescita. Tuttavia, è importante sottolineare che ci sono dei casi in cui è indicato richiedere il consulto di uno specialista, che possa aiutare tutto il nucleo familiare a comprendere e gestire meglio la situazione quando, ad esempio
- si osserva un incremento significativo o un’elevata frequenza delle crisi di rabbia del proprio figlio
- le crisi di rabbia sono particolarmente prolungate o intense, o
- vi è la presenza di atti autolesionistici.
In questi casi, lo specialista potrebbe essere di supporto nel capire le cause di queste manifestazioni ed aiutare concretamente i genitori a gestire in modo efficace i capricci e le crisi di rabbia.