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Epatite neonatale: come riconoscerla, cosa fare

Cos’è l’epatite neonatale

Si tratta di una rara condizione di infiammazione del fegato del bambino sotto i 2 mesi di vita. L’infiammazione del fegato può dipendere da

  • infezioni virali (citomegalovirus, virus dell’epatite B e C, enterovirus, virus della rosolia o del morbillo), o non virali (toxoplasma, sifilide), in genere trasmesse dalla madre per via placentare (si tratta tuttavia di una minoranza di casi, meno del 30%);
  • cause metaboliche o genetiche, o del tutto ignote.

Come si manifesta

Il sintomo principale è l’ittero, cioè il colorito giallo della pelle e delle sclere (la parte bianca degli occhi) dovuta all’accumulo di bilirubina, il pigmento che il fegato produce a seguito della distruzione fisiologica dei globuli rossi.

Possono anche presenti  febbre, nausea, vomito, diarrea, scarso aumento di peso, e, nei casi gravi, manifestazioni emorragiche, dovute a scarsa produzione da parte del fegato di fattori della coagulazione.

Il bambino è irritabile, anche per il prurito causato dall’accumulo degli acidi biliari nella pelle.

L’evoluzione è solitamente verso il miglioramento nel giro di qualche mese, ma sono possibili complicazioni come  la cronicizzazione e l’evoluzione in cirrosi epatica (soprattutto se in causa sono i virus dell’epatite B o C), e il malassorbimento di vitamine (A,D, E, K), con conseguenti patologie da carenza, come il rachitismo o deficit visivo.

Diagnosi

L’ittero è il principale indizio, soprattutto se molto marcato e persistente oltre le due settimane della nascita, mentre la visita del pediatra può evidenziare un ingrossamento della milza e del fegato.

Gli esami ematici dimostrano l’aumento degli enzimi epatici, un’alterazione degli indici di coagulazione, la positività in certi casi dei test per la ricerca degli anticorpi contro i virus.

Anche l’ecografia epatica può dare informazioni sulla struttura del fegato, mentre nei casi dubbi è necessario eseguire  la biopsia epatica, che consente di escludere un’atresia (mancato sviluppo) delle vie biliari, e/o i test genetici.

Terapia

La terapia è soprattutto di supporto, per alleviare i sintomi (prurito) e gli scompensi (scarsa crescita, carenze vitaminiche) causati dall’infiammazione epatica. Non esiste invece una terapia specifica.

Prevenzione

Vaccinazione

La prevenzione vaccinale è fondamentale ma è possibile solo per le forme di epatite virale da virus B).

Immunoprofilassi passiva

Neonati da madre HbsAg positive (cioè con positività del test per l’epatite B, praticato di routine a tutte le donne gravide): vengono somministrate al neonato subito dopo la nascita o comunque entro 12 ore dal parto, insieme alla prima dose del vaccino anti epatite B, e conferiscono un alto livello di protezione.

Pediatra libero professionista a Bergamo. Tutor di Pediatria per il corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia – Università degli Studi di Milano Bicocca.

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