Come capire e calmare il pianto del neonato
Il bimbo piccolo ha pochi mezzi per comunicare i suoi bisogni. Non importa se si tratta di fame, dolore o solitudine: per lui, che non capisce cosa significhi il tempo, sono tutte esigenze ugualmente urgenti ed immediate. Quindi, quando ha un bisogno, apre la bocca e fa l’unico rumore che riesce a fare: piange. E’ un meccanismo di sopravvivenza arcaica. Fino a che non impara altri modi di comunicare, e i genitori non cominciano a comprenderli, distinguerli e a rispondere meglio ai suoi bisogni, quindi, il piccolo piange. E talvolta anche spesso.
Per un genitore non è facile capire il significato del pianto e sapere cosa fare. Sappiate però che il pianto del neonato è programmato per suscitare comportamenti di conforto o attaccamento nei genitori, le risposte sono praticamente “scritte” nel nostro inconscio. Fidiamoci perciò del nostro istinto.
Capire il pianto del neonato
Prima di tutto, la mamma ed il papà devono cercare di capire perché il bambino sta piangendo. All’inizio sarà forse difficile, ma man mano che il piccolo ed i suoi genitori impareranno a conoscersi, tutto sarà più semplice.
Dunque, quali sono le motivazioni più frequenti per il pianto del neonato?
Il neonato piange quando è irrequieto
L’uso di anestesia epidurale o di altri farmaci durante il parto può causare irrequietezza per un periodo che va da alcuni giorni ad alcune settimane dopo il parto.
In generale, molti bambini hanno comunque periodi di irrequietezza per alcune ore, di solito durante il pomeriggio o la sera.
Anche la sensazione di stanchezza e sonno possono essere motivo di irrequietezza e pianto.
Il neonato piange quando ha fame
Il bambino allattato al seno ha bisogno di essere allattato più spesso di un bambino allattato artificialmente. Il latte materno viene digerito molto velocemente, perciò i bambini allattati al seno potrebbero richiedere poppate ogni due ore o più frequentemente. I bambini allattati con latte artificiale tendono a poppare invece ogni tre-quattro ore; anche per loro nei primi 2-3 mesi di vita si può adottare l’atteggiamento dell’allattamento a richiesta, lasciando alla mamma la libertà di non essere troppo rigida riguardo agli intervalli fra una poppata e l’altra.
Durante gli scatti di crescita, i bambini richiedono poppate più frequenti per alcuni giorni. Queste fasi solitamente si verificano intorno alle due settimane, sei settimane ed ai tre-quattro mesi del bambino.
Una produzione di latte troppo bassa è una causa frequente di pianti nel bambino. Per assicurarsi una produzione adeguata di latte, è importante allattare a richiesta, evitare di fumare (poiché il fumo di sigaretta inibisce il riflesso di emissione del latte) ed evitare un consumo eccessivo di caffeina che, rendendo nervoso il bambino, potrebbe interferire sulla sua capacità di succhiare bene.
La produzione di latte materno potrebbe essere influenzata negativamente anche da problemi di suzione del bambino: se il latte non viene rimosso dal seno, non è possibile aumentarne la quantità prodotta. Il dolore persistente ai capezzoli è spesso un indicatore affidabile di problemi di posizionamento e di suzione.
A volte, pur in presenza di una quantità di latte sufficiente, la mamma passa troppo spesso il bambino da un seno all’altro durante la poppata, con il risultato che questi riceve troppo primo latte (meno nutriente).
Un livello di stress insolitamente alto nella mamma può avere effetti negativi sul riflesso di emissione: la maggior parte delle neo mamme vive situazioni di stress “normali”, ma alcune di loro devono far fronte a stress aggiuntivi, per esempio, un lutto o un trasloco.
L’uso di alcuni farmaci, come i diuretici, gli antistaminici o i contraccettivi ormonali, può avere un effetto negativo sulla quantità di latte prodotta.
L’ipotiroidismo non diagnosticato e quindi non trattato potrebbe diminuire la produzione del latte nella madre, e in più può essere causa di una stanchezza eccessiva.
Il neonato piange quando prova dolore o malessere
Un frequente causa di pianto nei neonati sono le cosiddette coliche gassose.
Il bambino potrebbe anche essere allergico a qualcosa nell’ambiente o nella dieta della mamma: questo può causare dolori addominali.
Se la mamma ha un riflesso d’emissione troppo forte, se quindi il latte passa con molta forza dall’esofago allo stomaco, questo può irritare i tessuti. In più, se un bambino rimane attaccato al seno quando il latte esce con forza, potrebbe ingoiare tanta aria.
In generale, qualsiasi forma di malessere fisico quale che ne sia la causa, è avvertito dal neonato in modo amplificato: il cervello dei piccoli, infatti, non è ancora abbastanza maturo per interpretare correttamente le sensazioni fisiche negative. Tra queste vi potrebbero essere anche semplicemente la sensazione di caldo o freddo o il disagio che prova quando il pannolino non è pulito e deve essere cambiato.
Il neonato piange quando ha bisogno di contatto fisico
A volte i bambini piangono semplicemente perché desiderano essere accuditi e coccolati. In particolare, il cosiddetto “bambino ad alto bisogno” richiede molto contatto fisico: quando viene preso in braccio si tranquillizza.
Il neonato piange quando ha bisogno di maggiori (o minori) stimoli
Alcuni bambini si annoiano e richiedono di essere più stimolati. Il bambino piccolo non può intrattenersi da solo, e gradisce a volte un cambiamento di ambiente.
Altri bambini, invece, hanno bisogno di meno stimoli di quanti ne ricevono. Alcuni proprio non gradiscono luce e rumori forti, mentre altri ricevono talmente tante attenzioni che a volte è il caso di stabilire delle regole che limitino prevalentemente alla madre il compito di tenere il bambino in braccio.
Ci sono inoltre altre cause su cui non abbiamo nessun controllo: a volte il bambino piange senza che apparentemente vi sia una causa.
Calmare il pianto del neonato
La ricetta per far smettere di piangere un bambino non sempre è nelle mani della mamma e del papà. Occorrono tempo e pazienza: finché il bambino ed i suoi genitori non si conoscono meglio, bisogna provare le possibili alternative, una alla volta. Prima o poi si troverà la soluzione adatta al proprio bambino.
Se il problema è effettivamente uno scatto di crescita o una produzione di latte insufficiente, sarà necessario semplicemente attaccare il bambino più spesso al seno, e tenerlo lì per più tempo. Un’alimentazione adeguata, compreso un consumo di liquidi in quantità sufficiente, può aiutare la mamma che allatta ad affrontare meglio i bisogni del suo bambino.
Ma a volte le soluzioni richiedono più tempo: ad esempio, ci vogliono alcuni giorni per far abbassare i livelli di caffeina, nicotina o sostanze allergeniche presenti nel corpo della madre; è necessaria anche una settimana perché un bambino che è stato malato ritorni in salute e a volte servono alcune settimane perché si risolvano problemi di suzione, di noia o altri, di cui non si conosce l’origine. Occorre quindi trovare delle strategie per calmare il pianto del bambino.
Non esiste purtroppo nessuna tecnica che funzioni per tutti i bambini o, per il medesimo bambino, tutte le volte: occorrerà fare dei tentativi.
Ecco alcuni consigli: provate a trovare la soluzione più gradita al vostro bambino e più adatta alla sua età.
- Tenere il bambino in una fascia o marsupio: alcuni bambini preferiscono essere girati all’infuori cosicché possano vedere il mondo. Provate entrambe le soluzioni, fascia e marsupio, per vedere che cosa il bambino preferisce.
- Fasciare il bambino in una copertina o in un lenzuolo: alcuni bambini sentono il bisogno di essere “tenuti insieme” con le braccia sul petto, altrimenti si sentono persi e “disorganizzati”.
- Dondolare il bambino.
- Camminare con il bambino in braccio.
- Utilizzare un movimento oscillatorio: con i piedi fermi e tenendo il bambino fra le braccia o sulla spalla, muovere i fianchi da un lato all’altro.
- Dondolare il bambino in un’ “amaca”: mettere il bambino in un lenzuolino o in una copertina, con due persone che muovono insieme le due estremità raccolte. Il movimento laterale è preferito da alcuni bambini.
- Fare un giro in macchina (con il bimbo nell’apposito seggiolino): il rumore ed i movimenti della vettura hanno un effetto calmante su alcuni bambini.
- Tenere il bambino in una posizione da dove potrà vedere un disegno interessante: i disegni in bianco e nero o quelli che contengono il colore rosso interessano alcuni bambini.
- Farlo guardare nello specchio: molti bambini si divertono guardando la loro faccia riflessa.
- Se il tempo è bello, andare fuori a guardare le foglie che si muovono sugli alberi con il vento.
- Fargli vedere altre cose interessanti, come ad esempio i pesci in un acquario.
- Tenere il bambino a cavalcioni sul fianco della mamma, girato all’infuori, mentre questa fa i soliti lavori o giri, in modo che possa distrarsi ed essere cullato dal movimento.
- Fargli sentire dei rumori che riproducono il fruscio che sentiva nel grembo materno: ad esempio, il rumore degli elettrodomestici (l’aspirapolvere, la centrifuga della lavatrice) ha un effetto calmante su alcuni bambini.
- Tenendo il bambino sulla spalla, massaggiargli la schiena, invece di dargli colpetti. I colpetti sono utili quando si cerca di far fare il ruttino al bambino, ma possono anche disturbare alcuni bambini. Quando si tratta di calmare un bambino che piange, spesso funziona meglio un movimento liscio.
- Alcuni bambini che hanno un bisogno forte di suzione possono beneficiare dell’uso del succhiotto. Tuttavia il ciuccio non dovrebbe essere introdotto fino a che l’allattamento non è ben stabilito, visto il rischio di confondere la tecnica di suzione del bambino. Prima di questo momento, se il bambino dovesse avere bisogno di succhiare, la mamma può fargli succhiare un suo dito (ben pulito e con l’unghia tagliata).
- Un bel bagno tiepido insieme può essere rilassante. Ricordatevi però che nel neonato è necessario tenere la zona dell’ombelico asciutta fino a che non è completamente cicatrizzata.
- Cantare: i bambini amano la voce della mamma e non sono mai critici!
- Ballare con il bambino.
- Se si sospetta che il pianto sia causato dalle cosiddette coliche gassose, si può provare a tenere il bambino con la cosiddetta “presa per le coliche” (a pancia in giù sull’avambraccio piegato) o a fare delicatamente dei massaggi sull’addome.
Ricordatevi che il neonato che piange ha bisogno di tutte le vostre attenzioni e di tutta la vostra pazienza: cercate il più possibile di restare sereni e, se necessario, fatevi aiutare. Il bambino percepisce se la mamma (o il papà, se è lui a prendersene cura) è stanca, ansiosa o nervosa. Non temete di viziare il vostro bambino rispondendo con sollecitudine al suo pianto: in questa fase della vita il pianto non è mai “un capriccio”, ma sempre espressione di un bisogno. E non sentitevi inadeguate o respinte se il vostro bambino, nonostante tutti i tentativi, continua a piangere: a volte tutto quello che si può fare è solo tenerlo in braccio, consolarlo ed aspettare, con lui, che smetta di piangere.
Potrete comunque rivolgervi al vostro pediatra se il pianto del bambino è frequente ed inconsolabile in modo che possa escludere eventuali patologie, o semplicemente per un consiglio.