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Informazioni e consigli sulla crescita e la salute del bambino,
solo da medici pediatri e professionisti qualificati.

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Afte nel bambino: cosa significano, cosa si può fare

Cosa sono le afte

Le afte sono ulcerazioni dolorose del cavo orale che si formano sulla parte interna delle guance e delle labbra, le gengive, la lingua. Hanno forma rotonda o ovale, sono di colorito bianco-grigio e sono circondate da un alone rossastro.

Sono molto frequenti sia nel bambino, anche piccolo, che nel giovane adulto.

In base alle dimensioni se ne distinguono 3 tipi:

  • afte minori: sono le più frequenti (circa 80%), hanno dimensioni  inferiori a 1 cm e si risolvono spontaneamente in 1-2 settimane senza lasciare cicatrici, in genere sono singole o comunque poche (2 o 3);
  • afte maggiori: hanno dimensioni maggiori di 1 cm, guariscono più lentamente in 10-30 giorni, a volte lasciando cicatrici, e sono più dolorose;
  • afte erpetiformi: sono le meno frequenti, molto rare nel bambino. Si presentano come lesioni piccolissime (1-2 mm) ma numerose e confluenti tra loro, con disposizione a grappolo.

Perché compaiono le afte

Il meccanismo che determina la comparsa delle afte ad oggi non è ancora del tutto conosciuto. Spesso nelle forme ricorrenti è presente una familiarità: se un bambino ha entrambi i genitori che hanno sofferto di afte ha moltissime probabilità di presentare afte.

Molto probabilmente è coinvolto il nostro sistema immunitario che, in seguito all’esposizione a fattori scatenanti non sempre ben identificabili, attacca la mucosa del cavo orale dando luogo alla formazione di queste lesioni.

In alcuni casi sono provocate da un trauma locale (spazzolino, morso, irritanti alimentari).

Quali sono i sintomi

Dolore

Le afte sono sempre dolorose, anche quando non si mangia. Il bambino è quindi irritabile e spesso piange quando cerca di alimentarsi.

Salivazione

E’ presente una maggiore salivazione, legata alla difficoltosa deglutizione.

Febbre e ingrossamento dei linfonodi

La febbre non è quasi mai presente, mentre a volte si ha un ingrossamento dei linfonodi posti sotto la mandibola.

Afte isolate e afte ricorrenti: cosa possono significare

In base alla frequenza ed alla presenza o meno di altri sintomi possiamo distinguere le afte in afte isolate e afte ricorrenti, associate o meno ad altri sintomi.

Afte isolate

Costituiscono la forma più frequente di afte, non sono accompagnate da altri sintomi, si verificano sporadicamente, hanno una risoluzione spontanea e non richiedono ulteriori approfondimenti diagnostici.

Afte ricorrenti

Se un bambino presenta più di 3 episodi di aftosi nel corso di un anno, bisogna cercare di capire se le afte rappresentano effettivamente il suo unico problema. Infatti un’aftosi ricorrente può, anche se raramente, essere spia di molte altre malattie. Per questo, in caso di afte ricorrenti, è importante segnalare il problema al pediatra in modo da poter effettuare gli approfondimenti diagnostici del caso.

Afte ricorrenti (senza altri segni)

È molto probabile che si tratti di un quadro di aftosi orale ricorrente idiopatica, cioè senza una chiara causa scatenate. Si tratta di una condizione benigna caratterizzata dalla comparsa di afte, almeno 3 volte/anno, dolorose, di dimensioni <1 cm che guariscono spontaneamente, in assenza di altre patologie.

La diagnosi è di esclusione (occorre cioè prima escludere alcune possibile cause). Prima di fare la diagnosi, il pediatra potrebbe quindi consigliare di eseguire qualche esame di approfondimento anche se il bambino non ha nessun sintomo aggiuntivo. L’esecuzione di un semplice prelievo di sangue (per valutare ad es. emocromo, sierologia per celiachia, stato del ferro, vitamine sieriche), seguito o meno da una consulenza specialistica (reumatologica e/o ematologica e/o gastroeterologica), potrà aiutare a escludere almeno le cause più comuni.

Importante ricordare che a volte la presenza di afte può essere legata anche a un problema locale di malocclusione, con conseguente microtraumatismo di alcune zone del cavo orale. Una consulenza odontoiatrica potrà quindi essere indicata in questi casi.

Afte ricorrenti (accompagnate da altri segni o sintomi)

  • Afte ricorrenti e febbre

Normalmente le afte non sono accompagnate da febbre. Se un bambino invece presenta episodi febbrili frequenti, a intervalli di tempo più o meno regolari (dalle 3 alle 8 settimane) e durante questi episodi febbrili sono presenti, tra i vari sintomi, anche afte del cavo orale, il pediatra potrebbe orientarsi verso rare sindromi da febbri periodiche o verso una neutropenia ciclica (cioè ad un abbassamento periodico di una parte dei globuli bianchi). Una malattia in cui le afte sono quasi sempre presenti è la PFAPA, sindrome caratterizzata da febbre periodica, afte, faringite e ingrossamento dei linfonodi (linfoadenomegalia). 

  • Afte ricorrenti e sintomi gastrointestinali

Un altro elemento di cui tener conto è la eventuale presenza di sintomi gastrointestinali (dolori addominali, alterazioni dell’alvo…). L’aftosi può essere, infatti, una delle manifestazioni della malattia celiaca, la cui presentazione clinica include segni e sintomi più disparati (anche se quelli gastrointestinali sono i più comuni). Talvolta, anche se molto raramente,  l’aftosi può essere anche l’unico segno di malattia celiaca!

Anche le malattie infiammatorie croniche intestinali (nello specifico il Morbo di Crohn) possono presentare, tra le varie manifestazioni cliniche, proprio un quadro di aftosi orale ricorrente.

  • Afte anche in altre sedi (genitali)

Se, oltre ad un’aftosi orale ricorrente, sono presenti ulcere anche in sede genitale, si potrebbe trattare di una malattia di Bechet (malattia autoimmune caratterizzata dalla presenza di ulcere orali e genitali, associate o meno a manifestazioni oculari, articolari e cutanee).

  • Allergie alimentari 

Va tenuta in considerazione anche la possibile presenza di allergia alimentare (anche se tale correlazione non è stata ancora dimostrata con certezza). Studi recenti stanno infatti analizzando gli effetti di una dieta di privazione di alcuni alimenti sul decorso dell’aftosi orale ricorrente.

In tutti i casi di afte ricorrenti accompagnate da altri sintomi sarà indispensabile eseguire approfondimenti diagnostici con esami di laboratorio che saranno, a seconda dei casi, valutati dal Pediatra.

Terapia delle afte: come si curano

Nel momento in cui si riesce ad identificare una causa scatenante, bisogna innanzitutto cercare di eliminare la causa stessa. Sarà quindi il pediatra a prescrivere eventualmente terapie specifiche.

Come alleviare il dolore

In tutti gli altri casi, per i quali è sufficiente attendere la risoluzione spontanea, è sufficiente seguire alcuni consigli per alleviare il dolore e prevenire la disidratazione (nel caso in cui il bambino rifiuti di alimentarsi), avvertendo che la risoluzione spontanea avviene in circa 10 giorni.

  • Preferire alimentazione a base di cibi semisolidi/liquidi, freddi o appena tiepidi (no cibi caldi!). Se il bambino è piccolo e rifiuta il biberon, usare un cucchiaino, una tazza o una siringa per somministrare latte o liquidi.
  • Evitare cibi piccanti, acidi, speziati o particolarmente salati.
  • Assicurare sempre un buono stato di nutrizione o almeno di idratazione, facendo bere spesso il bambino
  • Assicurare una adeguata pulizia della bocca, con sciacqui a base di acqua e bicarbonato o colluttori con clorexidina nel bambino più grande.
  • Per ridurre il dolore, è possibile utilizzare prodotti lenitivi locali in forma di gel/spray/colluttori (naturali a base di aloe, o con acido ialuronico o anestetici locali). A volte può essere utile un breve ciclo di antidolorifici (paracetamolo) per via orale o rettale.
  • Su consiglio del pediatra, è possibile usare uno sciroppo antiacido da applicare con un cotton fioc o da utilizzare come un colluttorio per 3-4  volte al giorno dopo il pasto.
  • Nei casi più gravi e persistenti, è opportuno valutare con il pediatra il ricorso a prodotti più efficaci, quali pomate/gel a base di corticosteroidi. Solo in casi molto rari, e soprattutto dopo attenta valutazione clinica specialistica, si rende necessario ricorrere a terapie sistemiche (cortisonici, immunosoppressori) per ridurre la gravità e/o la ricorrenza delle afte.

Articolo scritto in collaborazione con il Dr. Giuseppe Longobardi


Medico Chirurgo specializzando in Pediatria

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