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Baby blues, depressione o psicosi post partum? Come riconoscere i sintomi

mamma triste abbraccia neonato seduta sul divano

In gravidanza, ed  in particolare nel periodo successivo alla nascita, sono frequenti nelle donne sbalzi e modifiche dell’umore. Semplificando, queste manifestazioni possono essere distinte, a seconda del periodo dell’insorgenza e della gravità dei sintomi, in tre quadri clinici:

  1. Baby blues o, più correttamente, Maternity blues;
  2. depressione post partum (DPP) e
  3. psicosi post partum.

Di queste, le prime due sono relativamente frequenti e generalmente non gravi, mentre la psicosi post partum è molto più rara e più grave.

Baby o Maternity blues

La parola blues in inglese descrive uno stato d’animo che possiamo tradurre come malinconia, tristezza. Molte madri  sperimentano questa sensazione in un periodo variabile che inizia generalmente  3-4 giorni dopo il parto e tende a svanire nei giorni successivi, per risolversi spontaneamente circa 2-3 settimane dal parto stesso.

Quello che le madri descrivono è una sensazione non ben definibile caratterizzata da:

  • malinconia, tristezza;
  • irritabilità, inquietudine, ansietà;
  • disturbi del sonno;
  • facile tendenza al pianto;
  • stanchezza;
  • inappetenza.

Si tratta di un fenomeno molto frequente e temporaneo che può interessare molte madri (tasso di incidenza variabile tra il 35% – 85 % secondo diversi studi clinici), ma fortunatamente non è causa di problemi rilevanti né per la madre, né per il neonato.

Nel baby blues le madri non perdono la capacità di accudire il neonato o di provare sentimenti di gioia, anche se permane sempre il sottofondo malinconico.

La sua insorgenza è probabilmente dovuta a vari fattori, tra questi quello più importante sembra essere il rapido cambiamento ormonale che si verifica nei giorni successivi al parto (con brusca caduta degli estrogeni e del progesterone).

Altri fattori sono la spossatezza fisica e mentale collegata al travaglio ed al parto stesso.

Secondo alcune ricerche, il fenomeno del Baby blues (ed a maggior ragione la depressione post partum) potrebbe essere legato a parti sempre più medicalizzati in cui vengono rilasciati meno ormoni naturali (endorfine, prolattina) che avrebbero una spiccata funzione antidepressiva.

E’ necessario quindi, una volta che la mamma ed il neonato sono a casa, creare un ambiente circostante accogliente, che sostiene la coppia madre-bambino, e che permetta alla neo mamma di dedicarsi con serenità all’accudimento del neonato.

E’ bene sapere che nelle donne affette da baby blues c’è un rischio 3-4 volte maggiore rispetto alle altre di sviluppare una depressione post partum. Per tale motivo, se dopo un mese circa dal parto la mamma si sente ancora malinconica e triste, è bene che si rivolga al proprio pediatra o medico di fiducia, per valutare se vi siano i segnali di una depressione.

La depressione post partum (DPP)

“Cosa mi sta succedendo?”. “Pensavo che questo dovesse essere il periodo più felice della mia vita, ma mi sento così triste!”. “Ho così paura di non saper  gestire il mio bambino o di potergli  fare del male”. “In alcuni momenti mi sembra di impazzire”: sono questi pensieri frequenti nelle mamme che attraversano una depressione post partum.

La depressione post partum può interessare fino ad 1 mamma su 10.

E’ quindi un fenomeno molto comune che può colpire ogni donna, indipendentemente dall’età, razza, cultura, educazione, sia alla prima che in occasione di successive gravidanze.

La depressione post partum rientra nel campo delle depressioni maggiori, spesso alla base c’è una predisposizione genetica, ed è favorita da particolari situazioni stressanti.

A volte la depressione post partum in realtà comincia già durante la gravidanza, per poi manifestarsi prepotentemente in genere nel secondo mese dopo il parto. La madre si sente distante da quell’idea di “donna felice” che gli altri e lei stessa si aspettavano. Accade spesso che la madre viva questa fase come una colpa personale e se ne vergogni, nascondendo il suo stato d’animo agli altri, ed a volte anche a se stessa. Cerca quindi di mascherare, spesso non chiede aiuto e prova a salvare le apparenze. Sentimenti di colpa o di vergogna possono portare la madre a non esprimerli né con la famiglia né con i professionisti e quindi non richiedere e raggiungere un intervento di aiuto.

A seconda della gravità dei sintomi può essere distinta in una forma lieve, media e grave.

Quali sono i sintomi della depressione post partum

I segnali di allarme sono differenti per ogni persona ma possono includere:

  • sensazione di non essere una brava madre;
  • perdita di piacere o interesse in quello che si fa (apatia, scarsa vitalità);
  • mangiare molto o meno del solito;
  • ansietà o attacchi di panico;
  • pensieri ricorrenti di morte;
  • sentirsi colpevole o senza speranza;
  • eccessiva irritabilità o agitazione, cambiamenti di umore;
  • tristezza, episodi di pianto incontrollabile;
  • paura di essere lasciata sola con il bambino;
  • problemi con il sonno (dormire troppo o troppo poco e male);
  • disinteresse nei confronti del bambino, della famiglia e degli amici;
  • difficoltà a concentrarsi o a prendere decisioni;
  • pensieri di fare del male a se stessa o al bambino;
  • sentirsi colpevole per cose di cui non si ha responsabilità;
  • avere una cattiva opinione di sé;
  • avere paura del futuro, che viene percepito come negativo e senza speranza;
  • difficoltà nel contatto fisico con il neonato ed eventualmente nell’allattamento.

Quali sono le cause della depressione post partum

Probabilmente non esiste un’unica causa ma un insieme di fattori (genetici, biologici e psicosociali) che possono essere alla base dei sintomi:

  • cambiamento del livello ormonale dopo il parto e nella regolazione di alcuni neurotrasmettitori quali la serotonina e la noradrenalina, che portano ad alterazioni del tono dell’umore, a disturbi del sonno, ad avere pensieri ripetitivi e minore iniziativa;
  • precedenti episodi di depressione o ansietà;
  • storia familiare di depressione o malattie mentali;
  • stress dovuto al prendersi cura del neonato e ai cambiamenti dello stile di vita;
  • confrontarsi con un neonato “difficile” (che piange spesso, che è difficile da consolare, che ha un sonno ed una alimentazione irregolari);
  • avere un piccolo con bisogni speciali (prematuro, complicazioni mediche, malattie);
  • primipara, oppure età molto giovane o avanzata;
  • altri stress emotivi (morte di un familiare, separazione);
  • problemi economici o di lavoro;
  • solitudine, isolamento culturale oppure scarso supporto familiare e\o sociale;
  • bassa autostima o eccessiva autocritica;
  • esperienza negativa del parto, problemi nel puerperio o nell’allattamento.

Come guarire dalla depressione post partum

Il primo passo per uscire dalla depressione è chiedere aiuto.

Ricordate che la depressione post partum NON è una colpa, ma è un reale, MA RISOLVIBILE, problema psicologico. Non esitate a chiedere aiuto nella vita quotidiana a coloro che vi sono vicini: se attraversate una depressione post partum, può accadere che proviate un’enorme fatica a prendervi cura delle esigenze del piccolo, ad accudirlo; farvi aiutare è quindi necessario non solo per voi ma anche per il vostro bambino.

Rivolgetevi inoltre al vostro pediatra o medico di fiducia, che, valutata la situazione, saprà indirizzarvi verso la più corretta strategia terapeutica, di tipo psicologico o farmacologico.

Approccio psicologico

Attualmente sembra che i migliori risultati si possano ottenere con un approccio terapeutico di tipo cognitivo comportamentale.

Questo approccio prevede interventi di tipo individuale o di gruppo allo scopo di insegnare un modo alternativo di pensare e di agire. Lo scopo è quello di identificare i pensieri disfunzionali, negativi, e le emozioni conseguenti ad essi, con l’obiettivo di introdurre pensieri alternativi che modifichino lo stato emotivo ed i comportamenti del paziente. Il terapeuta, attraverso consigli pratici e concreti, cerca di insegnare le strategie da mettere in atto per modificare i pensieri distorti e trovare delle vie d’uscita che permettono di  alleviare la sofferenza psichica della madre.

Oltre a questo tipo di approccio ne esistono altri quali la psicoterapia interpersonale e la psicodinamica; molto utili sono inoltre la pratica del  massaggio infantile e il contatto con gruppi di aiuto sull’allattamento .

Terapia farmacologica

Nei casi più gravi di depressione post-partum è fondamentale integrare un approccio farmacologico a quello psicologico.

I farmaci utilizzati in genere sono gli antidepressivi del gruppo del re-uptake  della serotonia, quali la sertralina e la paroxetina.

E’ importante segnalare che questi farmaci, anche se passano nel latte materno, vengono considerati generalmente sicuri, anche se è indispensabile valutare la presenza di eventuali segni clinici nel bambino allattato al seno.

La psicosi postpartum

La psicosi post partum è molto più rara, con una incidenza di circa 1 ogni 1000 parti, ma è anche quella con sintomi più gravi (quali delirio, allucinazioni, pensiero e comportamento disorganizzato, distorsione dell’affettività), e con potenziali  gravi danni per la salute della madre e del bambino (fino al suicidio e all’infanticidio).

Questa malattia rientra nel capo dei disordini bipolari, si manifesta in genere nel primo mese dal parto e necessita di un inquadramento diagnostico e di un approccio terapeutico farmacologico e non, che sono di esclusiva competenza psichiatrica.

Tra i fattori di rischio della psicosi post partum vi sono:

  • età avanzata;
  • precedente episodio di psicosi postpartum;
  • storia psicopatologica pregressa;
  • familiarità psichiatrica;
  • insonnia;
  • disturbo di personalità borderline;
  • primo parto;
  • nascita pre-termine, problemi di salute del bambino, temperamento difficile del bambino;
  • eventi traumatici durante l’anno precedente.

Pediatra di Famiglia a Santa Maria Capua Vetere (CE) – ASL Caserta – Regione Campania

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