Risvegli notturni ed insonnia nei primi tre anni di vita: i consigli dell’esperto
I risvegli notturni e l’insonnia costituiscono un vero e proprio tormento per il 30% dei genitori dei bambini in età prescolare.
La presenza dei disturbi del sonno nell’infanzia infatti riguarda circa 1 bambino su 3. Un bambino che ha disturbi del sonno, raramente soffre da solo, l’intera famiglia è coinvolta e perde il sonno.
Il ritmo sonno-veglia del neonato nei primi quattro mesi di vita
Nei primi 4 mesi il ritmo della madre deve sovrapporsi a quello del figlio. Il ritmo sonno-veglia del bambino nei primi mesi di vita è molto diverso da quello dell’adulto; nei primi mesi infatti il bambino non conosce la differenza fra giorno e notte, il suo ritmo è indipendente dall’ambiente, regolato dai bisogni interni legati alla fame e alla sete e dura intorno alle 25 ore. Stare con un bambino nei primi mesi significa adattare i propri ritmi ai suoi e non cercare di resistere o modificare solo alcune abitudini per continuare a fare le cose che si facevano prima.
Il ritmo-sonno veglia dopo i quattro mesi di vita
Dopo i 4 mesi, gradualmente si verifica il contrario; il bambino si adatta progressivamente ai ritmi esterni e delle abitudini regolari lo aiutano a sincronizzare il ritmo endogeno con quello esterno e a concentrare il sonno nelle ore notturne: è questa una tappa fondamentale nello sviluppo del bambino.
Bisogna ricordare che il buon sonno è una condizione che si apprende nei primi mesi di vita e conoscere come si sviluppa l’organizzazione del sonno del bambino è fondamentale per un genitore per comprendere ed adattarsi ai suoi ritmi, per capire come e quando questi vanno modificati e come e quando invece bisogna rispettarli.
Gli errori comuni
Innanzitutto occorre sfatare alcune errate convinzioni dei genitori o luoghi comuni. E’ sbagliato innanzitutto pensare che tutti i bambini siano uguali (non esistono regole e soluzioni valide per tutti i bambini). E’ errato ritenere che il disturbo del sonno nel bambino sia normale ed inevitabile e che sia tipico della società occidentale. E’ altresì sbagliato pensare che il disturbo del sonno rifletta sempre un bisogno (di mangiare o di essere consolato) del bambino e che sia dannoso o contrario all’istinto genitoriale lasciar piangere il bambino.
Spesso i genitori stessi commettono errori che interferiscono sulla capacità del bambino di addormentarsi e dormire sereno: è ad esempio sbagliato mettere il bambino a letto già addormentato, giocare e stimolare eccessivamente il bambino nelle ore serali e lasciare il bambino piangere da solo.
Certo non sono d’aiuto, le risposte comunemente fornite ai genitori: “Non preoccupatevi, il disturbo del sonno di risolverà da solo”, oppure ” Fa parte dello sviluppo normale del bambino”, oppure ancora “La colpa è dei genitori che sono troppo ansiosi”.
E allora, cosa fare?
Come aiutare il bambino a dormire la notte
Ecco alcuni semplici consigli:
- Mettete il bambino nella culla o nel lettino ancora sveglio.
- Dategli un oggetto per addormentarsi.
- Seguite degli orari regolari durante il giorno.
- Cercate di instaurare un rituale per l’addormentamento.
- Separate bene le attività che fa di giorno da quelle che fa la sera o la notte; insegnategli che la notte è fatta per dormire.
- Scegliete insieme le cose da fare prima di andare a dormire (es. quale pigiama, quale canzoncina, etc.).
- Ricordate al bambino con un certo anticipo quando arriva l’ora di andare a dormire.
- Durante i pasti notturni, interagite meno possibile con il bambino.
- Incoraggiate il bambino ad addormentarsi da solo.