La sindrome del bambino scosso (Shaken Baby Syndrome): perché non bisogna MAI scuotere i bambini
La Sindrome del bambino scosso (o Shaken Baby Syndrome in inglese) è una forma di trauma cerebrale che può portare i neonati e i lattanti al coma o alla morte se scossi violentemente.
Cosa è importante che i genitori sappiano
Il pianto di un bambino piccolo può essere difficile da interpretare e da calmare: ci sono tante condizioni che possono far innervosire il bambino o causargli dolore e farlo piangere. A volte è difficile mantenere la calma in caso di pianto prolungato e che sembra non calmarsi mai (nonostante tutti i tentativi). Potrebbe capitare che i genitori siano così esasperati da arrivare anche a scuotere violentemente il bambino nel tentativo di calmarlo e scaricare la propria frustrazione.
Ma questo non deve succedere MAI, per le possibili conseguenze, anche potenzialmente molto gravi, che possono capitare al bambino e che vengono raggruppate sotto il termine Sindrome del bambino scosso (Shaken Baby Syndrome in inglese).
Questa sindrome è la prima causa di morte per maltrattamento del neonato e del lattante. E’ quasi sempre provocata da un genitore (a volte inconsapevolmente): una madre o un padre che magari stanno attraversando un periodo emotivamente difficile e che si sentono inadeguati perché non riescono a tranquillizzare il proprio piccolo o che la sera tornano stanchi e preoccupati dal lavoro e vorrebbero un momento di serenità ed invece rientrano a casa proprio durante le ore in cui il pianto è continuo ed inconsolabile. Più raramente è provocata da una babysitter o da un caregiver (persona che si occupa del bambino).
Il periodo più a rischio è quello tra la seconda settimana di vita ed i 4-5 mesi, quando anche bambini perfettamente sani presentano pianto frequente, spesso senza una causa apparente (si ritiene che a questa età il pianto sia parte di un normale processo di crescita).
Cosa può succedere e quali possono essere le conseguenze se si scuote troppo violentemente un bambino piccolo?
Il cervello di un bambino è contenuto e protetto dalle ossa della testa, chiamata anche scatola cranica proprio per questo motivo. Nel bambino molto piccolo i muscoli del collo sono ancora deboli e non riescono a sostenere il peso della testa. Se il piccolo viene scosso violentemente, la testa si muove rapidamente avanti e indietro ed il cervello sbatte contro le ossa del cranio. Questo può portare a sanguinamento e gonfiore, con mancanza di ossigeno alle cellule del cervello e lesioni dei neuroni cerebrali.
Scuotimento o normale attività di gioco?
E’ da sottolineare che le normali attività di gioco (come far saltellare il piccolo sulle ginocchia o sollevarlo delicatamente in aria) non causano una Baby Shaken Syndrome, mentre può essere rischioso lanciare un bambino piccolo in aria (anche solo per gioco).
Quali sono i sintomi della Sindrome del bambino scosso
Molti sintomi sono comuni a tante altre malattie. Se pensi di aver scosso il tuo bambino, fallo presente al tuo pediatra: lo aiuterai ad arrivare più facilmente alla diagnosi e a prevenire possibili conseguenze.
Sintomi e danni precoci
Inizialmente il bambino può manifestare
- sonnolenza o irritabilità con pianto inconsolabile o lamentoso,
- riduzione dell’appetito o vomito, difficoltà ad alimentarsi,
- fontanella anteriore (bregmatica) bombata o pulsante,
- assenza di sorriso,
- convulsioni.
Il bambino può inoltre presentare uno scarso controllo della testa e una differenza nella grandezza delle pupille.
Nei casi più gravi, danni da scuotimento possono portare a emorragie oculari fino alla possibilità di un arresto cardiorespiratorio.
Sintomi e danni a distanza
In alcuni casi, le conseguenze si possono manifestare anche successivamente (dopo mesi o anni dallo scuotimento) con comparsa di segni di danno neurologico con difficoltà motorie fino alla paralisi cerebrale, disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, ritardo dello sviluppo psicomotorio, convulsioni.
In alcuni casi inoltre possono verificarsi anche danno dell’udito e della vista fino alla cecità.
Quando il tuo bambino piange, NON SCUOTERLO!
Se il tuo bambino piange inconsolabile e non hai le energie per cullarlo e consolarlo con dolcezza, ti senti esasperato/a o poco lucido/a, per evitare il rischio di scuoterlo, cerca prima di tutto di ritrovare la calma.
- Chiama un amico o un parente o un vicino di casa per un aiuto, se possibile fallo venire a casa per permetterti di rilassarti per alcuni minuti e ritrovare la calma.
Se non è possibile contare sull’aiuto di qualcuno ed il bambino continua a piangere:
- mettilo in un posto sicuro come una culletta vuota, senza coperte sciolte o animali di pelouche;
- esci dalla stanza e chiudi la porta;
- cerca di calmarti;
- controlla il tuo bambino dopo 10 minuti.
In questi 10 minuti cerca di riprendere il controllo, fai qualcosa di piacevole, respira profondamente, bevi una tisana, ascolta una musica rilassante. Non è pericoloso lasciarlo piangere da solo per 10 minuti in un ambiente sicuro; può essere invece molto più pericoloso per il tuo bambino se perdi la calma!
Cerca di non focalizzarti su pensieri negativi, non sentirti colpevole: ci sono tanti altri bambini piccoli che piangono senza un vero motivo! E’ normale che il pianto inconsolabile del tuo bambino metta a dura prova la tua serenità.
Pensa positivo: ricorda che, per quanto molto faticoso, è un periodo che passerà nel giro di poche settimane o mesi!
Se gli episodi di pianto del tuo bambino ti creano affaticamento emotivo e senti di rischiare di perdere la calma, non affrontare la situazione da solo/a: parlane con il tuo pediatra di fiducia e fatti aiutare dalle persone che ti sono accanto.
Cosa è bene sapere sul pianto inconsolabile dei neonati e dei bambini piccoli
Per i genitori è importante sapere che il pianto inconsolabile nel periodo tra la seconda settimana di vita e i 4-5 mesi è una fase normale dello sviluppo del loro piccolo. Al di fuori delle crisi di pianto il bambino sta bene e cresce regolarmente.
Come riconoscere le crisi di pianto inconsolabile
- Il picco massimo è in genere attorno al secondo mese, poi decresce attorno ai 3-5 mesi.
- Il pianto si presenta improvvisamente.
- Non si riesce a calmare il pianto con niente.
- Il bambino piange disperato come per un forte dolore.
- Il pianto può durare anche molte ore al giorno.
- Generalmente gli episodi di pianto avvengono la sera.
Possibili cause del pianto e cosa fare per calmarlo
Anche se nulla sembra possa calmare il vostro bambino, provate a porvi queste domande
- Ha bisogno di conforto e attenzione? Cerca di abbracciarlo, cammina tenendolo stretto, parlagli o canta una canzoncina dolcemente. Prova ad applicare delle manovre di contenimento, come ad esempio fasciarlo avvolgendo il corpo con un lenzuolino morbido che lascia solo fuori la testa del bambino.
- Ha fame? Segui il tuo istinto, offri del latte ma se ha mangiato da meno di due ore potrebbe essere poco probabile che pianga per fame.
- Ha il pannolino sporco o ha una irritazione a livello dei genitali? Lavalo, applica una crema protettiva.
- Deve fare il ruttino? Tienilo in posizione diritta, dai piccoli colpi sulla schiena.
- Ha molta aria nel pancino? Prova a massaggiare l’addome ed a favorire l’emissione del gas.
- Ha troppo caldo o troppo freddo, gli indumenti sono troppo stretti? Regola la temperatura, prova ad allentare gli indumenti.
- Vuole succhiare? Prova con il ciuccio od eventualmente aiutalo a mettere il dito in bocca.
- E’ stanco, ha sonno ma non riesce a dormire? Cerca di metterlo nella culla in un posto sicuro e tranquillo, con poca luce.
- Le condizioni ambientali non sono ottimali per favorire il sonno? Prova a ridurre gli stimoli esterni, mettilo in una camera più tranquilla, usa rumori bianchi per mascherare i rumori esterni.
- Sembra malato e sofferente? Misura la temperatura, controlla il respiro e guarda se sono presenti macchie sul corpo. In caso di dubbio chiama il tuo pediatra o, se sei molto preoccupato/a, rivolgiti al Pronto Soccorso pediatrico.