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Informazioni e consigli sulla crescita e la salute del bambino,
solo da medici pediatri e professionisti qualificati.

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Puntura di ape, vespa, calabrone

ape su sfondo bianco

A seconda dell’ambiente di vita e del tipo di attività svolta, si stima che dal 50 al 90% delle persone nel corso della vita vengono punte da un’ape, un calabrone o una vespa (imenotteri), la cui puntura inietta nella pelle un veleno che, di solito, provoca solo problemi locali. Sono tuttavia possibili anche reazioni allergiche locali (nella sede della puntura) oanche generalizzate e talora molto gravi (molto meno frequenti nei bambini rispeto agli adulti).

Cause

Il veleno iniettato dal pungiglione di un imenottero  (Ape, Bombo,  vari tipi di Vespa e Calabrone) ha un effetto irritante nella sede della puntura, causando infiammazione che nella maggior parte dei casi rimane localizzata. In alcuni soggetti, tuttavia, il sistema immunitario produce anticorpi specifici implicati nelle reazioni allergiche di tipo anafilattico, detti IgE, che scatenano una reazione al veleno più o meno violenta, e tramite essa un’infiammazione più o meno generalizzata, che in alcuni casi può anche essere grave e addirittura mortale. Tale reazione avviene solitamente ad una successiva puntura da parte dello stesso tipo di imenottero (ma anche talora da un altro tipo, per un effetto “crociato”), ma talora può avvenire anche alla prima apparente puntura, dimostrando che deve esserci stato un contatto pregresso col veleno pur in assenza di sintomi. In effetti anche in soggetti che non hanno mai avuto in precedenza punture di api o vespe (fino al 30% dei casi negli adulti, circa 10 volte di meno nei bambini) è possibile avere test positivi al veleno.

In Europa gli imenotteri che causano reazioni allergiche appartengono alle famiglie Apidae e Vespidae, mentre sono stati segnalati solo casi sporadici di reazioni allergiche alle formiche della famiglia Formicidae (Formica rufa) e della famiglia Myrmicidae (Solenopsis invicta), diffuse in particolare nel Nord e Centro America e in Australia.

I sintomi

Nella sede della puntura si forma immediatamente una chiazza gonfia, rossa, pruriginosa e dolente. Il dolore in genere scompare entro 2 ore, mentre il gonfiore può aumentare ancora per 24 ore. Al centro, può essere visibile un punto nero, (segno che nella pelle è rimasto il pungiglione e che si trattava di un’ape). Se la zona interessata è di piccole dimensioni (meno di 10 centimetri di diametro) si tratta di una reazione dovuta all’effetto irritante del veleno, non da allergia. Punture localizzate alla lingua e alla bocca in genere possono provocare problemi di respirazione.

Se le punture sono numerose (soprattutto se dovute a calabrone), si possono avere sintomi generali, come vomito, diarrea, mal di testa e febbre: anche in questo caso si si tratta di sintomi dovuti alla grande quantità di veleno iniettato, non ad allergia.

Se la zona interessata dalla puntura è di dimensioni maggiori, cioè supera i 10 cm, allora ci troviamo di fronte ad una reazione allergica, i cui sintomi tenderanno a raggiungere l’acme verso le 48 ore dalla puntura, e a regredire non prima di 3-10 giorni.

In alcuni casi poi si sviluppa una reazione allergica generalizzata, cioè estesa anche alle zone e agli organi del corpo non direttamente interessati dalla puntura (anafilassi):

  • sintomi a carico della pelle: orticaria generalizzata e gonfiore e arossamento diffuso della pelle del viso (angioedema)
  • sintomi a carico delle mucose: gonfiore della lingua, del palato, prurito alla bocca e al palato o alla gola
  • sintomi respiratori: tosse difficoltà respiratoria, asma, senso di soffocamento
  • sintomi gastrointestinali: crampi alla pancia, diarrea, vomito
  • sintomi cardiocircolatori: abbassamento della pressione, fino al collasso e alla perdita di coscienza (schock anafilattico)

bambino con reazione allergica rigonfiamento vicino l'occhio

Diagnosi

In genere la diagnosi di puntura da imenottero è fatta già … dal paziente o dai genitori, che hanno assistito alla scena della puntura. Se ciò non è avvenuto, e il bambino è piccolo o non sa spiegarsi, si deve sospettare la puntura in caso di gonfiore doloroso  localizzato ad una parte di cute esposta. Tipico è il caso del piccolino che cammina a piedi nudi o scalzo sull’erba e improvvisament si mette a piangere e, ispezionando il piedino, è possibile notare la tumefazione e l’arossamento localizzato, talora con il tipico punto nero centrale rappresentato dal pungiglione nel caso della puntura di ape.

Molto importante è stabilire se si tratta solo di una reazione locale al veleno oppure di una reazione locale o generalizzata di tipo allergico: depongono per una reazione allergica l’estensione dell’arrossamento e del gonfiore oltre i 10 cm di diametro, la durata oltre le 24-48 ore del gonfiore e dell’arrossamento,  la comparsa nelle ore successive alla puntura di sintomi generali e di che tipo (solo cutanei o anche di altro tipo). In tal caso infatti vi è l’indicazione a contattare il pediatra, oltre che per valutare ed eventualmente trattare il bambino, anche per valutare l’opportunità di eseguire test allergici.

Importante anche, per l’esecuzione corretta dei test, riuscire ad identificare il tipo di imenottero responsabile della puntura. In tal senso può essere utile una foto dell’insetto responsabile (nel caso dell’ape ciò è agevole perché l’ape muore dopo la puntura), oppure individuarlo per somiglianza con le immegini disponibili ad esempio in Internet

I test diagnostici debbono essere eseguiti presso centri specializzati per l’allergia agli imenotteri, e sono:

  • il Prick test (v.) con gli estratti di veleno di vari tipi di imenotteri  (da eseguirsi non prima di 2 settimane dopo la puntura);
  • il test intradermico, in cui la soluzione contenente il veleno viene iniettato più profondamente nella pelle del soggetto; è più sensibile del prick test, cioè individua spesso l’allergia anche in casi in cui il prick test è negativo, e quindi  è indicato nei casi in cui il Prick sia negativo ma vi è un forte sospetto che il bambino abbia sviluppato un’allergia;
  • il RAST (v.), cioè il dosaggio nel sangue del paziente degli anticorpi di tipo IgE contro i vari tipi di imenotteri (eseguibile anche poche ore dopo la puntura, ma idealmente da 1 a 4 settimane dopo).

Cosa fare

  1. Togliete l’eventuale pungiglione grattandolo via con un coltellino o una carta di credito; se ne rimane solo un piccolo frammento, usate una pinzetta o un ago sterile come per togliere una scheggia. Non schiacciate la pelle intorno al pungiglione per farlo schizzare fuori: favorireste solo l’entrata in circolo del veleno
  2. Applicate ghiaccio.
  3. Tenete il bambino sotto osservazione nelle 12 ore successive alla puntura, in modo da individuare eventuali sintomi generali.
  4. Portate immediatamente il bambino al Pronto Soccorso se:
  • il bambino ha avuto precedentemente una grave reazione allergica (v. anafilassi) alla puntura da imenottero (nel frattempo, prendete anche tutti gli altri provvedimenti del caso);
  • compaiono sintomi generali di allergia.

     5.  Consultate immediatamente il medico se:

  • Ci sono molte punture, soprattutto se da calabrone
  • il bambino è stato punto in bocca.

     6.  Consultate successivamente il medico se:

  • non riuscite a togliere il pungiglione;
  • il gonfiore continua ad aumentare dopo 24 ore;
  • il dolore persiste oltre le 2 ore;
  • il gonfiore  ha un’estensione oltre i 10 cm intorno alla puntura;

Terapia

Una terapia farmacologica con antistaminici e/o cortisonici per bocca verrà valutata ed eventualmente prescritta dal pediatra in caso di sintomi generali.

Su indicazione dell’allergologo e dopo esecuzione degli approfondimenti diagnostici , in genere in bambini che abbiano già avuto in passato, a seguito di una puntura di imenottero, reazioni allergiche gravi o comunque generali con sintomi non solo cutanei, vi è l’indicazione:

  • a dotarsi di un autoiniettore con adrenalina, che va portato sempre con sé e autosomministrato in caso di nuova puntura da imenottero.
  • ad intraprendere n vaccino desensibilizzante, mediante iniezioni sottocute da eseguirsi presso il centro specialistico ospedaliero

Prevenzione

Le sostanze repellenti non funzionano con questo tipo di insetti, pertanto:

  • attenzione a frutteti in fiore e campi di trifoglio;
  • non lasciate camminare il bambino a piedi nudi sul prato;
  • controllate accuratamente la camera e le lenzuola del bambino, dopo aver aerato l’ambiente;
  • insegnate al bambino a riconoscere i nidi di api, vespe e calabroni;
  • attenzione ai profumi, alle bibite dolci, alla frutta, al miele, alle marmellate: attirano le vespe!

Pediatra libero professionista a Bergamo. Tutor di Pediatria per il corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia – Università degli Studi di Milano Bicocca.

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