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Sindrome di Asperger e autismo “ad alto funzionamento”

Bambino con Sindrome di Asperger

Cos’è la Sindrome di Asperger

Fino al 2013 la Sindrome di Asperger, dal nome del pediatra austriaco che per primo la descrisse, era considerato un disturbo del neurosviluppo distinto dall’autismo.

Così non è più da quando il DSM-5, il manuale delle diagnosi dei disturbi mentali, ha accorpato la Sindrome di Asperger nel più ampio e variegato “contenitore” dello spettro autistico. Di fatto, quindi, la Sindrome di Asperger non è altro che una delle varianti con cui l’autismo può manifestarsi.

Sintomi e caratteristiche

Il soggetto “Asperger” (come veniva e talora viene ancora informalmente chiamato) presenta un livello cognitivo normale o superiore alla media e normali capacità linguistiche, ma condivide molti aspetti con lo spettro autistico, tra cui:

  • difficoltà a socializzare con i soggetti non autistici, a creare e mantenere relazioni di amicizia, a interpretare le comunicazioni sociali, a intraprendere conversazioni;
  • tendenza a focalizzarsi strettamente e intensamente su alcuni interessi, talora al punto da trascurare qualsiasi altra attività;
  • ripetizione ossessiva di comportamenti e routine;
  • difficoltà comunicative, soprattutto per gli aspetti non verbali o il mantenimento del contatto visivo, nonostante un linguaggio normalmente sviluppato.

In realtà, la decisione di considerare i soggetti che presentano queste caratteristiche come “genericamente” autistici, risponde all’intento di focalizzarsi, più che sulla diagnosi o “etichetta”, sulle carenze funzionali del soggetto, che variano molto da un soggetto all’altro e che richiedono interventi mirati caso per caso.

Cos’è l’autismo “ad alto funzionamento”

Molto simili all’Asperger sono le caratteristiche di alcuni soggetti autistici che hanno capacità intellettive e abilità linguistiche medie o sopra la media, che consentono loro di svolgere attività quotidiane in modo relativamente indipendente.

In questi casi, si parla informalmente di autismo “ad alto funzionamento”; tuttavia, anche questa definizione non rappresenta una diagnosi ufficiale (né tanto meno compresa nel manuale DSM-5), anche perché frutto di una valutazione in qualche modo soggettiva. 

Sintomi e caratteristiche

Le persone autistiche ad alto funzionamento presentano le seguenti caratteristiche:

  • forti capacità linguistiche, comprese quelle grammaticali e lessicali;
  • alto livello intellettivo, misurato con test standardizzati;
  • buona autonomia nello svolgimento delle attività e routine quotidiane;
  • interesse per l’interazione e le relazioni sociali, pur con difficoltà nel coltivarle e mantenerle.

Di fatto, però, anche la definizione “ad alto o basso funzionamento” sembra una semplificazione abbastanza arbitraria (e per questo valida forse a livello colloquiale e per gli addetti ai lavori) rispetto alla notevole variabilità che questi soggetti mostrano nel grado e nel tipo di compromissione, e quindi nei loro bisogni, che rende praticamente unica ogni persona autistica.

Autismo ad alto funzionamento: vantaggi e rischi

Il fatto di avere capacità cognitive e comunicative elevate rappresenta sicuramente un vantaggio per il soggetto autistico. Infatti non solo gli permettono di integrarsi più facilmente nel tessuto sociale, ma sono anche strumenti utili, con il dovuto training, per migliorare le sue abilità sociali.

Ecco perché i soggetti autistici ad alto funzionamento raggiungono spesso un buon livello di autonomia e indipendenza nello svolgimento delle attività e delle routine quotidiane. 

D’altra parte, gli alti livelli intellettuali e linguistici del soggetto autistico ad alto funzionamento possono facilmente mascherare i sintomi dell’autismo, ritardando la diagnosi e quindi il trattamento.

Non dimentichiamo infatti che, nonostante l’alto funzionamento, in questi soggetti permangono altre “manifestazioni autistiche”, come le difficoltà di socializzazione con i soggetti non autistici, i comportamenti ripetitivi, i rituali ossessivi, le anomalie nella reattività sensoriale (ipersensibilità o viceversa scarsa sensibilità a stimoli visivi, tattili, uditivi, gustativi od olfattivi) e il conseguente alto e costante livello di ansia determinato da qualsiasi variazione rispetto alle abitudini rassicuranti. 

Tutto ciò, insieme a una diagnosi spesso tardiva, rende più difficile per le persone autistiche ad alto funzionamento affrontare e gestire le situazioni, pur sempre per loro complicate, che i contesti della vita “non autistica” presentano loro. Di qui l’alto rischio che essi corrono di sviluppare disturbi dell’umore e di subire lo stigma, cioè l’etichettatura sociale, con conseguente emarginazione anche a livello scolastico e lavorativo.

Per questa ragione, è fondamentale offrire a questi soggetti un adeguato e qualificato supporto psicologico.

Bambini autistici ad alto funzionamento: come riconoscerli

Poiché come abbiamo visto l’autismo ad alto funzionamento pone il rischio di una diagnosi tardiva e, di conseguenza, di un trattamento altrettanto tardivo, è importante che i genitori prestino attenzione a eventuali “sintomi” sospetti che il bambino potrebbe manifestare. Vediamo i principali.

Linguaggio

Rispetto alle gravi forme di autismo, i bambini autistici ad alto funzionamento hanno uno sviluppo linguistico abbastanza normale. Il linguaggio fluisce abbastanza bene, ma tende ad essere piuttosto monotono e spesso a voce un po’ più alta del normale, con frasi spesso ripetute un po’ meccanicamente.

Socializzazione

Anche la capacità di socializzazione apparentemente è buona, ma il contatto oculare è spesso incostante e la mimica facciale poco espressiva dello stato emotivo del bambino.

La relazione con l’altro è spesso unilaterale, con apparente scarsa empatia per le emozioni altrui e un atteggiamento rigido che impedisce al bambino di adattarsi alle richieste degli altri bambini e lo porta a esigere che anzi gli altri seguano i suoi interessi, spesso molto ristretti e particolari.

Vita quotidiana

La pianificazione e la gestione di sequenze di azioni per lo svolgimento delle attività quotidiane può essere difficoltosa.

Inoltre, possono esservi frequenti sbalzi di umore, accessi di rabbia, manifestazioni ansiose e difficoltà nel sopportare le frustrazioni.

Tutte queste caratteristiche, tutto sommato, non compromettono eccessivamente la vita sociale del bambino nella prima infanzia, ma divengono evidenti non appena il bambino si inserisce in contesti come quello scolastico, in cui le richieste sociali e di performance divengono più pressanti. 

In caso di sospetto cosa devo fare?

Se avete un dubbio, rivolgetevi al vostro pediatra di fiducia, che farà le prime valutazioni del caso e, se necessario, richiederà il consulto con uno specialista.

A questo proposito, è fondamentale sottolineare che una diagnosi precoce e un trattamento qualificato e mirato sulle reali difficoltà del bambino possono ridurre notevolmente le problematiche legate all’autismo. Grazie ad una terapia adeguata, infatti, è possibile rinforzare le abilità sociali ed emotive, e aiutare il bambino a sviluppare un funzionamento adeguato nei diversi contesti della vita quotidiana, da quello familiare a quello scolastico, sociale e lavorativo.

Pediatra libero professionista a Bergamo. Tutor di Pediatria per il corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia – Università degli Studi di Milano Bicocca.

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