fbpx

Informazioni e consigli sulla crescita e la salute del bambino,
solo da medici pediatri e professionisti qualificati.

Informazioni sulla crescita e la salute del bambino,
solo da medici pediatri e professionisti qualificati.

I bambini autistici ridono? Realtà e falsi miti sull’autismo

Bambino autistico che ride

Ancora oggi, purtroppo, esistono molti equivoci e falsi miti riguardo l’autismo, che possono contribuire a determinare fraintendimenti e stigma. In questo articolo, cercheremo quindi di fare chiarezza e distinguere tra informazioni false e conoscenze accurate e basate sull’evidenza.

L’autismo è una malattia mentale: FALSO

L’autismo non è una malattia mentale, ma una disfunzione neurologica. Studi condotti su persone autistiche hanno dimostrato la presenza di anomalie nella struttura del cervello e nei livelli dei neurotrasmettitori (le sostanze che vengono liberate dalle terminazioni delle cellule nervose e trasmettono gli impulsi).

Tuttavia, è vero che questa disfunzione espone i soggetti autistici al rischio di sviluppare disturbi mentali (ansia, depressione o disturbi dell’alimentazione, per fare degli esempi), che a loro volta necessitano di trattamento e supporto al pari dei problemi di neurosviluppo.

I bambini autistici non ridono: FALSO

I bambini autistici ridono quando provano contentezza e piangono quando provano dolore, anche se a fare spesso la differenza rispetto ai soggetti neurotipici è la ragione per cui lo fanno. Ad esempio, potrebbero ridere apparentemente senza motivo in relazione a una condizione che li diverte e che invece non è divertente per altri o, al contrario, piangere altrettanto inspiegabilmente per una situazione o una sensazione percepita da loro come dolorosa).

Inoltre, alcuni bambini autistici ridono quando provano dolore, che spesso si autoprovocano (grattandosi, ferendosi o sbattendo la testa contro il muro, ad esempio) proprio per uscire da una situazione in cui non provano nulla e quindi “sentirsi più vivi”. 

Le persone autistiche non sono capaci di empatia: FALSO

L’empatia è definibile come la capacità di un soggetto di percepire e comprendere i sentimenti di un’altra persona (in altre parole, di “mettersi almeno in parte nei panni dell’altro”), al fine di prevederne in qualche misura il comportamento.

Di fatto, secondo la recente teoria di Milton del “Problema della doppia empatia”, quando due gruppi di persone con esperienze e culture molto diverse interagiscono tra loro, faticano enormemente ad empatizzare reciprocamente, mentre empatizzano facilmente al loro interno. Ciò avviene già tra gruppi di persone neurologicamente tipiche, e a maggior ragione tra soggetti neurologicamente tipici e soggetti autistici. In altre parole, molti soggetti autistici provano veri e profondi sentimenti di empatia, tuttavia possono esprimerla in modo differente da chi non è autistico.

Alcuni soggetti autistici descrivono di provare addirittura iperempatia, cioè un intenso senso di empatia che li porta a provare dolore emotivo, mentale o addirittura fisico “per conto” di qualcun altro (persona o animale che sia) o perfino di un oggetto. Come si può capire, questo può causare spesso esaurimento emotivo, senso di essere sopraffatti e conseguentemente ritiro dalle relazioni. Per giunta, senza la possibilità o gli strumenti per condividere e comunicare ciò che provano, poiché potrebbe essere fraintesi dagli altri.

Le persone autistiche non sono capaci di amare o di creare relazioni sociali stabili: FALSO

Anche se molti soggetti autistici hanno difficoltà nell’interazione sociale con i soggetti neurologicamente tipici, è altrettanto vero che sono in grado di sviluppare e spesso ricercano relazioni sociali strette, si innamorano e sono anche capaci di crescere dei figli.

Anche se il modo in cui esprimono i propri sentimenti può apparire talora bizzarro agli occhi di una persona non autistica, ciò non significa che non provino o non manifestino affetto.

Le persone autistiche sono violente: FALSO

L’aggressività che alcuni bambini autistici manifestano dipende dalla difficoltà a tollerare situazioni per loro troppo stressanti, non da una tendenza vera e propria ad agire con violenza

In generale poi, più che essere socialmente pericoloso, il soggetto autistico tende invece a ritrarsi dalle relazioni sociali, per evitare situazioni che possono generare in loro ansia e confusione.

Tutte le persone autistiche hanno capacità intellettive superiori: FALSO

L’autismo è uno spettro di condizioni molto diverse tra loro e ogni soggetto autistico ha peculiari difficoltà e punti di forza. Da un lato, quindi, è vero che molte persone autistiche sono particolarmente focalizzate su specifici campi di interesse e, grazie ad un ottimo livello intellettivo, al loro particolare modo di pensare e alla loro perseveranza, mostrano in tali campi capacità eccezionali, tali da renderle agli occhi degli altri dei veri esperti in materia. Ciò può effettivamente avere anche ricadute positive sulla loro vita sociale e indirizzare le loro scelte di studio e di carriera lavorativa.

È però altrettanto vero che altri soggetti autistici non hanno tali abilità intellettive

È meglio non toccare un bambino autistico: FALSO

Se è vero che alcuni bambini autistici con ipersensibilità sensoriale non sopportano il contatto fisico, altri invece gradiscono e amano essere coccolati, massaggiati e comunque essere toccati

Per sapere come comportarsi, bisogna prima conoscere il singolo bambino e informarsi con i genitori.

L’autismo è causato da una cattiva genitorialità: FALSO

Negli anni 50-70 del secolo scorso, l’autismo era considerato un disturbo psicologico attribuibile a genitori (soprattutto madri) freddi e poco accudenti. Fortunatamente, il mito della “madre anaffettiva” è stato demolito dalle evidenze scientifiche, che hanno viceversa appurato che l’autismo è un disturbo dello sviluppo del cervello su base principalmente genetica.

L’autismo è un problema genetico: VERO

In alcuni casi è stato identificato un gene responsabile, anche se nella maggior parte dei casi sono in gioco combinazioni di più alterazioni genetiche. Ecco perché i genitori che hanno un figlio autistico corrono un rischio più elevato di avere un altro bambino con lo stesso problema. Inoltre, in caso di gravidanza gemellare, se uno dei due gemelli è autistico l’altro ha il 90% di probabilità di sviluppare autismo.

I vaccini sono causa di autismo: FALSO

L’idea che i vaccini, e soprattutto il vaccino contro morbillo, rosolia e parotite, siano collegati all’autismo nasce da uno studio, mal condotto e falsato da conflitti di interessi, pubblicato nel 1998 dal Dottor Andrew Wakefield. Da allora, molti studi seri, metodologicamente ben condotti e su casistiche molto numerose, hanno cercato di individuare eventuali rapporti tra autismo e vaccinazioni, e nessuno ha riscontrato qualsiasi evidenza in tal senso.

L’autismo dipende dalla dieta: FALSO

Anche se è piuttosto diffusa la tendenza a far seguire al bambino autistico una dieta priva di glutine o caseina, non esistono ad oggi prove scientifiche che lo spettro autistico possa dipendere da fattori dietetici.

È stato riscontrato che la dieta dei bambini autistici è molto selettiva, povera di frutta e verdura e ricca di carboidrati raffinati e di “cibi spazzatura”, ma ciò sembra più rientrare nella generale tendenza dei bambini autistici a mantenere abitudini ristrette e costanti, che essere imputabile come causa di autismo.

L’autismo è causato solo da fattori ambientali: FALSO

Come abbiamo già detto sono soprattutto in gioco fattori genetici, anche se i fattori ambientali possono contribuire in alcuni soggetti a determinare l’intensità dei sintomi

L’autismo è uno spettro di situazioni molto diverse tra loro: VERO

L’autismo è caratterizzato da uno spettro di sintomi e di difficoltà che variano moltissimo per tipo e intensità da caso a caso. Ogni individuo autistico è unico, con proprie caratteristiche, esperienze e abilità. 

Dall’autismo si può guarire: FALSO

L’autismo non è una malattia, ma una condizione del neurosviluppo che dura tutta la vita e per la quale non esiste una cura. Esistono però delle terapie che possono aiutare il bambino autistico a elaborare strategie ed abilità per migliorare la sua qualità di vita.

Per questa ragione, è importante effettuare una diagnosi precoce e soprattutto – nell’attesa di arrivare ad una vera e propria diagnosi di autismo – individuare il prima possibile le aree di difficoltà sociali e di comunicazione del bambino, ein particolare del linguaggio. Questo permetterà di attuare precocemente dei programmi di intervento e supporto “confezionati su misura” per il singolo soggetto, il che può concretamente fare la differenza per il suo futuro benessere.

Un bambino con autismo manterrà le sue caratteristiche per tutta la vita: FALSO

Se è vero che l’autismo non è curabile, è altrettanto vero che, con i corretti metodi di supporto e training, è possibile modificare alcune modalità e strategie con cui i bambini autistici interagiscono con l’ambiente che li circonda (a partire dal linguaggio) e perfino portarli a tollerare o addirittura gradire situazioni che prima percepivano come insopportabili.

Pediatra libero professionista a Bergamo. Tutor di Pediatria per il corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia – Università degli Studi di Milano Bicocca.

Le informazioni di tipo sanitario contenute in queste pagine non possono in alcun modo intendersi come riferite al singolo e sostitutive dell'atto medico; per i casi personali si invita sempre a consultare il proprio Pediatra. I contenuti di queste pagine sono soggetti a verifica e revisione continua; tuttavia sono sempre possibili errori e/o omissioni. amicopediatra.it non è responsabile degli effetti derivanti dall'uso di queste informazioni.