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Vaccino Covid: le domande dei genitori, le risposte del pediatra

Il vaccino contro il Covid-19 si è reso  finalmente disponibile a fine 2020, dopo solo un anno dalla comparsa del virus (in tempo di record, quindi, considerando che abitualmente ci vogliono anni perché un vaccino venga ideato, sperimentato, approvato e infine commercializzato). Dopo qualche difficoltà iniziale nell’approvvigionamento dei vaccini, nei paesi europei, negli Stati Uniti, ma anche in Israele, la campagna vaccinale ha notevolmente accelerato, facendo ben sperare in un ritorno ad una vita sociale, lavorativa e culturale normali.

Molti temevano che una sperimentazione così rapida rendesse il vaccino scarsamente efficace, poco sicuro o addirittura pericoloso. Questi timori sono infondati, in quanto:

  • tutte le fasi sperimentali prima della commercializzazione sono state rispettate e completate, secondo rigidi standard stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità;
  • i risultati della sperimentazione, sia in termini di efficacia che di sicurezza (grazie anche all’ideazione, progettazione e realizzazione di vaccini con tecniche estremamente innovative e a sforzi scientifici ed economici senza precedenti) sono positivi;
  • le fasi ormai non più iniziali della vaccinazione di massa in diversi paesi, Italia compresa (con milioni di persone già vaccinate), ad oggi confermano le premesse sperimentali.

Vediamo perciò di chiarire – per quanto possibile – alcuni dubbi, in modo da arrivare alla vaccinazione nel modo più sereno e convinto possibile, perché vaccinarsi contro il Covid-19 non è solo una forma di protezione individuale, ma ha anche un profondo significato sociale e solidale verso gli altri e soprattutto verso le categorie più deboli della popolazione.

Quali vaccini sono attualmente disponibili?

I primi vaccini ad aver superato – in Unione Europea, Gran Bretagna e USA – tutte le fasi sperimentali e ad essere autorizzati per la commercializzazione sono il vaccino Comirnaty di Pfizer-Biontech, e il vaccino Moderna (vaccini a mRNA). A questi si sono aggiunti il vaccino anglo-svedese Vaxzevria di AstraZeneca, il vaccino Johnson & Johnson (vaccini a DNA con vettore virale) e il vaccino Novavax (vaccino proteico).

Non sono invece disponibili in Unione Europea lo Sputnik V russo (distribuito oltre che in Russia anche in alcuni paesi dell’America Latina), il CanSinoBio e altri vaccini cinesi, commercializzati in questi paesi ancora prima che l’ultima fase sperimentale sull’uomo si concludesse.

Per chi è particolarmente indicato il vaccino?

Per tutti, ma in particolare per chi è più esposto al contagio, come gli operatori sanitari, e per chi, in caso di Covid, rischia conseguenze più gravi, come anziani over 65, degenti presso RSA, portatori di malattie croniche come diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari, tumori, ecc.

Può essere somministrato anche ai bambini?

Gli studi fino ad ora prodotti in fase sperimentale riguardano gli adulti,  gli adolescenti dai 12 anni compiuti in su e recentemente sono stati realizzati studi molto rassicuranti anche per i bambini dai 5 ai 12 anni (Vaccino Comirnaty di Pfizer) e addirittura sotto i 5 anni (Moderna). Pfizer  ha ottenuto il via libera della FDA e della CDC americani, e poi dell’EMA europea e AIFA italiana, per cui da metà dicembre 2021 il vaccino viene proposto anche ai piccoli tra i 5 e i 12 anni.

Il vaccino può essere somministrato in gravidanza o durante l’allattamento?

I dati attualmente disponibili sui vaccini anti-Covid19  per ciò che riguarda i vaccini ad mRNA (Pfizer e Moderna)cidicono che essi possono essere considerati sicuri nelle donne in gravidanza e in allattamento (in caso di vaccinazione, non occorre sospendere l’allattamento al seno). In particolare non risulta aumentato il rischio di aborto nelle gravide vaccinate, anche se vengono vaccinate nei primi tre mesi di gravidanza.

Le società scientifiche italiane dei ginecologi (SIGO, AOGOI, AGUI, AGITE) e le società scientifiche dei neonatologi (SIN), dei pediatri (SIP), di medicina perinatale (SIMP), degli embriologi (SIERR) e dalla federazione nazionale degli ordini della professione di ostetrica (FNOPO) sostengono che la vaccinazione anti-Covid può essere eseguita anche durante la gestazione e l’allattamento.

Occorre anche considerare che la gravidanza, in particolare se la donna presenta patologie come ipertensione o diabete, è una condizione di rischio per la donna in caso di infezioni respiratorie virali e quindi anche in caso di Covid.

Inoltre, attualmente la vaccinazione della donna in gravidanza rimane l’unico modo per proteggere i bambini dei primi mesi di vita, che sono i più a rischio di complicazioni caso di Covid. Gli anticorpi prodotti dalla madre vaccinata infatti passano attraverso la placenta al feto, creandogli uno scudo protettivo contro il Covid efficace per diversi mesi. L’efficacia protettiva risulta, dai dati disponibili, tanto maggiore quanto più precocemente la madre viene vaccinata.

In ogni modo, la decisione se vaccinare o meno una donna in gravidanza deve essere presa considerando vari fattori, tra cui eventuali patologie della gravida, il fatto che la gravida sia un’operatrice sanitaria, e il grado di rischio di contrarre il Covid in base alla situazione epidemiologica della zona in cui la donna vive. Se la donna scopre di essere gravida dopo aver ricevuto il vaccino può tranquillamente continuare la gravidanza.

Come viene somministrato il vaccino?

Viene somministrato, come il vaccino antinfluenzale, per iniezione intramuscolare al deltoide (spalla). Come abitualmente dopo qualsiasi tipo di vaccino, è necessario attendere nella sede della vaccinazione per almeno 15 minuti dopo la somministrazione.

Quante dosi sono necessarie?

La gran parte dei vaccini anti Covid-19, sia quelli ancora in fase di sperimentazione sia quelli attualmente in commercio, prevedono due dosi iniziali (Pfizer e Moderna a distanza variabile da 3 a 4 settimane l’una dall’altra; Vaxzevria invece prevede un intervallo più lungo). Il vaccino Johnson & Johnson richiede per ora una sola dose. Per tutti però viene consigliata una ulteriore dose a distanza di 4 mesi dal completamento del primo ciclo vaccinale (dose booster), che nel caso di Moderna corrisponde a metà delle dosi iniziali.

Se vengo vaccinato, che probabilità ho di ammalarmi?

L’efficacia dei vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna) arriva al 95% circa, mentre gli altri vaccini sembrano avere un’efficacia poco inferiore. Si può quindi ragionevolmente affermare che  il rischio di ammalarsi (per chi ha completato il ciclo di due somministrazioni laddove queste siano necessarie e per i vaccini attualmente in distribuzione) è basso, dell’ordine del 5-10%. Soprattutto però si abbassa notevolmente in chi è vaccinato il rischio (molto alto invece in chi non è vaccinato, pari anche a 12 volte tanto) di sviluppare una forma grave di Covid.

Quando il soggetto vaccinato comincia ad essere protetto?

Pur con una certa variabilità da vaccino a vaccino, mediamente 1 settimana dopo la seconda dose nel caso dei vaccini a due dosi, e a 3 settimane dalla dose singola per il J&J.

Quanto dura la protezione?

I dati più recenti indicano che la protezione conferita dal vaccino si abbassa già a partire dai 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale iniziale.

Se chi viene vaccinato contrae il Covid-19, non trasmette il virus?

Se chi viene vaccinato contrae il virus, non sviluppa sintomi o ha un decorso lieve. Anche la contagiosità si riduce, ma non del tutto, per cui anche in caso di contatto con una persona vaccinata contro Covid-19 è necessario mantenere ugualmente le precauzioni anti-Covid (distanziamento e mascherina).

Le varianti “inglese”, “sudafricana”, brasiliana”, indiana, omicron, renderanno il vaccino meno efficace?

Sembrerebbe di no, in base ai dati attuali. Del resto, poiché altre varianti (più o meno modificate rispetto al virus originale), inevitabilmente compariranno, è possibile (e anche probabile) che sia necessario riformulare e ripetere periodicamente il vaccino anti-Covid-19 (analogamente a quanto avviene per la vaccinazione antinfluenzale).

A che distanza da altri vaccini può essere somministrato?

Dati scientifici alla mano, teoricamente il vaccino può essere somministrato anche in contemporanea con altri vaccini. E’ però abbastanza diffusa in Italia la pratica di attendere almeno 2 settimane tra un vaccino e l’altro, anche per riuscire ad identificare meglio eventuali effetti collaterali.

Quali effetti avversi causa il vaccino?

Negli studi della fase sperimentale sono stati descritti solo reazioni lievi, come dolore nella sede di iniezione, malessere generale, cefalea, febbre, dolori muscolari, brividi. Dopo l’inizio della fase di vaccinazione di massa, ovviamente, sono cominciate le segnalazioni di reazioni avverse, in rari casi anche di reazioni allergiche gravi. Con i vaccini a vettore virale sono state segnalate morti per eventi trombotici, che hanno comportato, a seconda del paese, sospensioni o addirittura stop definitivi al loro utilizzo. Si tratta tuttavia di eventi molto rari, e il cui nesso causale col vaccino non è né certo né definito.

Come segnalare una reazione avversa?

Segnalando la cosa al proprio medico o all’ASL, oppure compilando i moduli pubblicati sul sito AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).

Il vaccino può provocare tumori o malattie genetiche?

No. Nel caso dei vaccini a mRNA (vaccini cioè che utilizzano una parte del materiale genetico del virus)  il materiale genetico virale iniettato col vaccino resta nel citoplasma delle cellule del soggetto vaccinato solo il tempo necessario per produrre le molecole che devono innescare la risposta immunitaria del soggetto, per poi rapidamente degradarsi e sparire, senza lasciare tracce nel corredo genetico cellulare. Anche i vaccini a DNA (in cui parte del materiale genetico del Covid-19 viene “incorporato” nel DNA del virus vettore per poi entrare nelle cellule del soggetto vaccinato e diventare parte del loro DNA) sono sicuri.

E’ vero che l’ALC-0315, contenuto nel vaccino, è cancerogeno?

No, è un fake. Il vaccino utilizza l’ALC-0315, una molecola di grasso, che viene commercializzato sciolto in etanolo e cloroformio, sostanze effettivamente classificate come cancerogene, che però non entrano nella composizione del vaccino, in cui invece rientra solo l’ALC-0315, del tutto innocuo.

Il vaccino può essere somministrato a soggetti allergici?

Sì, certamente, a meno che non abbiano già avuto reazioni allergiche gravi a precedenti dosi del vaccino per Covid-19. Se un soggetto ha  avuto in passato una reazione allergica grave in generale, deve consultare il medico per valutare il da farsi, come ad esempio effettuare la vaccinazione in ambiente protetto (Ospedale).

Il vaccino può essere somministrato a soggetti con malattie autoimmuni?

Negli studi sperimentali non sono stati segnalati problemi nei soggetti con patologia autoimmune rispetto agli altri.  Del resto vi è da considerare che il Covid-19, cioè la malattia naturale, espone chi colpisce ad un rischio sicuramente maggiore di sviluppare malattie autoimmuni.

Il vaccino può essere somministrato in persone con deficit immunitari?

Vi sono pochi dati in merito. In tali soggetti il sistema immunitario potrebbe rispondere al vaccino con minore efficacia, ma non vi è motivo per ritenere che il vaccino sia da evitare (con l’eccezione di eventuali futuri vaccini viventi attenuati, di cui esistono pochi progetti in fase di sperimentazione e comunque attualmente non disponibili). D’altra parte tali soggetti sono ad alto rischio in caso di infezione da Covid-19, per cui è utile vaccinarli comunque.

Il vaccino può essere somministrato in persone in terapia anticoagulante?

Trattandosi di un’iniezione intramuscolare, essa dovrebbe essere evitata in caso di terapia anticoagulante o malattia che comporta deficit di coagulazione (emofilia). In questi casi bisogna consultare il proprio medico curante.

I vaccini sono intercambiabili?

Recenti studi suggeriscono che sia possibile, con buona efficacia vaccinale, effettuare una prima dose con un vaccino e completare il ciclo vaccinale con un altro.

Chi ha già contratto un’infezione da Covid-19 può vaccinarsi?

Non vi è controindicazione alla vaccinazione, in quanto essa semmai rinforza la difesa immunitaria generata nel soggetto dall’infezione naturale. Tuttavia, in caso di infezione recente, può essere opportuno soprassedere alla vaccinazione in quanto è presumibile che nel soggetto si sia sviluppata naturalmente una difesa contro nuove infezioni per almeno qualche mese.  In ogni modo per la somministrazione è necessario attendere la negativizzazione del tampone per Covid-19 e la scomparsa dei sintomi.

E’ possibile vaccinarsi privatamente?

No, la distribuzione del vaccino viene fatta dal Servizio Sanitario Nazionale. E’ fondamentale evitare di procurarsi il vaccino per canali alternativi, compreso Internet, poiché si corre un grave rischio rischio di assumere prodotti non controllati e pertanto potenzialmente dannosi.

Cosa bisogna portare con sé alla vaccinazione?

Tessera sanitaria, documento di identità. E’ inoltre necessario scaricare e compilare la modulistica (Note informative sui vaccini disponibili, Consenso informato) e portare con sè eventuale documentazione utile al medico vaccinatore per valutare eventuali controindicazioni o precauzioni vaccinali.

Essere vaccinati consentirà di svolgere una vita normale, senza restrizioni?

Il completamento del ciclo vaccinale è la principale (anche se non unica) condizione per ottenere il Super Green Pass nazionale e  internazionale, che consente liberi spostamenti nazionali ed internazionali e accesso a strutture e servizi altrimenti non accessibili. Infatti la protezione vaccinale è molto buona; tuttavia non si può escludere che chi è vaccinato possa comunque contrarre l’infezione, né tanto meno  che, in caso di infezione da Covid-19, possa comunque trasmettere il virus. Bene quindi mantenere comunque la abituali precauzioni sul distanziamento e la protezione individuale.

Pediatra libero professionista a Bergamo. Tutor di Pediatria per il corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia – Università degli Studi di Milano Bicocca.

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