Meltdown e shutdown nel bambino autistico: cosa sono, cause e cosa fare
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Con i termini inglesi meltdown e shutdown si intendono due modalità apparentemente opposte con cui i bambini autistici (ma non solo loro) reagiscono ad un estremo sovraccarico ansioso.
Meltdown e shutdown sono quindi due modalità diverse di reazione a situazioni altamente stimolanti ed ansiogene, da cui il bambino sente di non poter scappare.
Normalmente, quando ci si trova in queste situazioni, ci sono tre modi per reagire: scappare, combattere o congelare. Se scappare non è o non viene ritenuto possibile, restano due possibilità: combattere (come avviene nel meltdown) o congelare (in pratica spegnersi, come avviene nello shutdown).
Il meltdown nell’autismo: cos’è e come si manifesta
Il meltdown è molto simile alla risposta di combattimento. Il bambino in meltdown può mostrare:
- un’intensa reazione emotiva, con sentimenti di frustrazione, ansia, rabbia o insofferenza agli stimoli sensoriali;
- manifestazioni dell’immane sforzo compiuto dal bambino per mantenere il controllo emotivo, come pianto, urla, espressioni di sofferenza;
- difficoltà a comunicare, verbalmente e non, e soprattutto ad esprimere dei sentimenti;
- accentuazione delle stereotipie (stimming), come estremo tentativo di scaricare la tensione emotiva.
Durante un meltdown il dispendio di energie fisiche per il bambino è estremo, al punto da portarlo ad esaurimento: in alcuni casi perciò ad un meltdown può seguire uno shutdown.
Lo shutdown nell’autismo: cos’è e come si manifesta
Se il meltdown equivale alla risposta di combattimento, lo shutdown è simile ad una risposta di congelamento. Il bambino durante lo shutdown si “disconnette” dall’ambiente e dagli stimoli esterni, e può quindi mostrare:
- ritiro sia sociale che emozionale. Con questo termine si intende che il bambino non risponde più o appare distante e non riesce più a muoversi da dove si trova (indipendentemente dal contesto, che può essere anche un negozio o la sua classe);
- riduzione della comunicazione verbale e difficoltà ad esprimere pensieri ed emozioni;
- evitamento sensoriale e distacco fisico. Significa che il bambino tenta di evitare gli stimoli sensoriali, cercando un ambiente più quieto, come la sua camera, coprendosi le orecchie o gli occhi, sdraiandosi a terra o rannicchiandosi e adottando posture autoprotettive;
- esaurimento emotivo e stato di prostrazione.
Lo shutdown è in qualche modo meno evidente del meltdown e come tale può passare a volte inosservato, pur essendo a tutti gli effetti espressione di un livello insopportabile di ansia e sovraccarico emotivo.
Cause di meltdown e shutdown autistico
Queste manifestazioni sono dovute solitamente a situazioni che richiedono molto al bambino, come:
- situazioni di interazione sociale;
- sovraccarico di stimoli sensoriali, quali luci, rumori, contatto con particolari superfici;
- situazioni che richiedono di pensare molto;
- mancanza di sonno;
- forti emozioni;
- fasi di intensa attività fisica.
Cosa fare in caso di meltdown o shutdown
“Spegnere” gli stimoli
Sia durante un meltdown che in caso di shutdown è necessario creare attorno al bambino un ambiente il più possibile tranquillo e accogliente, minimizzando gli stimoli sensoriali e offrendogli aiuto con un atteggiamento non giudicante.
Attenzione al rischio di lesioni
Durante un meltdown, in particolare, il bambino può essere aggressivo e cercare di fare del male ad altri o a se stesso: è bene quindi essere preparati, in modo da ridurre al minimo il rischio che ciò accada, sia per lui che per chi gli è accanto.
Riconoscere le cause e prevenirle
Individuare e riconoscere i fattori che scatenano i meltdown e sviluppare strategie per prevenirli e gestirli è molto importante, soprattutto per i bambini che presentano ipersensibilità agli stimoli sensoriali e difficoltà nella regolazione delle emozioni.
No a rimproveri e punizioni
Infine, è importante sottolineare che sia i meltdown che gli shutdown non sono comportamenti consapevoli, ma reazioni incontrollate a circostanze estremamente stressanti per il bambino. Non si tratta pertanto di “capricci”, cioè di tentativi intenzionali per ottenere uno specifico obiettivo, come talora vengono erroneamente interpretati.
Per questa ragione è assolutamente inutile e perfino controproducente sgridare o minacciare punizioni, dato che il bambino non ha alcun controllo su queste manifestazioni.