Dove far dormire il bambino nei primi mesi di vita
Scegliere dove far dormire il neonato è una questione personale, che può dipendere da svariati fattori.
Alcune famiglie prediligono la classica culla, altre la navicella, altre ancora il lettino a sbarre. Molto usate sono anche le culle e i lettini da co-sleeping, che hanno un lato apribile e possono essere attaccate al letto dei genitori.
Esistono poi delle piccole culle o ceste, chiamate con vari nomi, che possono essere sistemate sul letto, tra mamma e papà. Infine c’è il cosiddetto lettino montessoriano (dalla sua ideatrice Maria Montessori), basso e senza sponde, praticamente quasi a livello pavimento.
Ogni coppia di genitori (e ogni bambino) ha le sue specifiche preferenze, che possono oltretutto cambiare nel tempo. In ogni caso, qualunque sia il luogo dove si è deciso di far dormire il bambino nei primi mesi, esistono delle regole che è bene rispettare per garantire la sua sicurezza durante il sonno. Vediamo quali.
Dove far dormire il neonato di notte: cameretta o stanza dei genitori?
Prima di scegliere il tipo di letto in cui far dormire il neonato, occorre parlare della camera che lo ospiterà. A questo riguardo, sono molto chiare le indicazioni delle principali società scientifiche, che raccomandano di far dormire il bambino nella stanza dei genitori accanto al letto almeno fino a 6 mesi e preferibilmente fino all’anno di età.
Questa abitudine sembra infatti essere un fattore protettivo contro la SIDS (morte improvvisa del lattante), una sindrome rara che colpisce i bambini con meno di un anno (in particolare tra i 2 e 4 mesi). La SIDS è stata correlata a una immaturità del sistema nervoso del bambino; tuttavia, è stato osservato che nella maggior parte dei casi si verifica in ambienti o condizioni non sicuri per il sonno dei bambini piccoli.
Ci si potrebbe chiedere perché dormire nella stessa camera di mamma e papà aiuti a prevenire questa sindrome. La spiegazione è molto semplice. Il bambino che dorme vicino ai genitori percepisce il loro respiro e i loro movimenti, e questo lo mantiene in un sonno più leggero, meno rischioso per la SIDS e in grado di favorire lo sviluppo neuronale.
Allo stesso tempo, anche le madri che dormono accanto al loro piccolo sperimentano un sonno più leggero e spesso “sincronizzano” i propri risvegli con quelli del bambino, il che le rende più attente ai suoi bisogni e pronte a intervenire in caso di problemi.
Infine, come dimostrato da molte ricerche, il sonno condiviso o co-sleeping (ossia il dormire nella stessa stanza con il neonato) ha altri benefici, come favorire l’allattamento e permettere alle mamme di dormire di più e meglio.