Bronchiolite: sintomi, diagnosi e terapia
Che cos’è
La bronchiolite è un processo infiammatorio acuto associato ad ostruzione dei bronchioli (le ultime ramificazioni dei bronchi che conducono agli alveoli polmonari) causato da un’infezione virale che colpisce bambini di età inferiore ad un anno.
E’ la più frequente patologia delle basse vie aeree e la prima causa di ricovero ospedaliero del primo anno di vita. Si verifica più frequentemente fra novembre e marzo e nei primi 6 mesi di vita.
Il periodo di incubazione è di circa 3-5 giorni.
La fase in cui il soggetto colpito è contagioso dura circa 6-10 giorni.
I bambini che presentano il rischio di contrarre forme più gravi sono i prematuri, quelli di età inferiore a 3 mesi e soggetti portatori di alcune patologie di base (cardiopatie congenite, fibrosi cistica, immunodeficit, displasia broncopolmonare).
Cause
Il virus respiratorio sinciziale (VRS) è responsabile della maggior parte dei casi di bronchiolite ma altri agenti infettivi possono essere in gioco (rinovirus, adenovirus, virus influenzali e parainfluenzali e altri).
I virus interessati vengono contratti soprattutto per contatto diretto con secrezioni infette delle alte vie respiratorie, diffuse nell’ambiente in cui è presente il bambino con starnuti o colpi di tosse. Quando una persona affetta dal virus tossisce o starnutisce rilascia in aria delle minuscole particelle che contengono il virus. Se queste particelle vengono respirate o si depositano sulla bocca o sugli occhi si può essere contagiati.
I virus coinvolti una volta raggiunti bronchi e bronchioli innescano un processo infiammatorio che determina aumento della produzione di muco e ostruzione delle vie aeree con possibile comparsa di difficoltà respiratoria.
Sintomi
La maggior parte delle volte inizialmente compaiono raffreddore e febbricola; successivamente compare tosse che diventa sempre più insistente e in tempi più o meno rapidi difficoltà respiratoria di vario grado riconoscibile da un aumento della frequenza respiratoria e dalla comparsa di rientramenti intercostali.
La maggior parte delle volte il quadro descritto si risolve spontaneamente e senza conseguenze in circa 10-12 giorni.
Il pediatra curante può decidere di ricoverare bambini appartenenti a categorie a rischio o altri bambini in base a valutazioni cliniche (basso livello di ossigenazione, difficoltà ad alimentarsi) o ambientali (ad es. difficile raggiungibilità di un pronto soccorso).
Complicanze
In bambini molto piccoli si può verificare un abbassamento rilevante dei livello ossigeno nel sangue.
Le difficoltà di alimentazione e l’aumentata perdita di liquidi determinata dall’aumento del lavoro respiratorio possono provocare disidratazione.
Nei prematuri e in bambini di età inferiore alle 6 settimane di vita aumenta il rischio di apnee prolungate che richiedono un attento monitoraggio.
Diagnosi
La diagnosi di bronchiolite viene posta clinicamente dal pediatra valutando i sintomi; se disponibile, può essere d’aiuto la determinazione dell’ossigenazione con un apparecchio chiamato saturimetro (una saturazione arteriosa <92% è un indicatore di gravità e della necessità di ospedalizzazione).
Se il bambino viene ricoverato possono essere effettuati alcuni esami di laboratorio e/o strumentali come la ricerca dei virus respiratori sull’aspirato nasofaringeo, l’emogasanalisi arteriosa (un esame che permette di valutare l’ossigenazione del sangue e, attraverso la misurazione dell’anidride carbonica, l’efficacia degli scambi gassosi) e la radiografia del torace.
Prevenzione
Per ridurre il rischio di contrarre la bronchiolite (o infezioni correlate che potrebbero peggiorare il quadro clinico), occorre rispettare alcune semplici norme igieniche. Si tratta peraltro di norme sempre valide, in particolare nei mesi invernali che favoriscono la permanenza in ambienti chiusi, per proteggere i più piccoli dalle infezioni delle vie respiratorie:
- evitare il contatto dei bambini più piccoli con altri bambini o adulti affetti da infezioni delle vie aeree;
- lavare sempre le mani prima e dopo aver accudito il bambino;
- favorire l’allattamento al seno e mantenere un’adeguata idratazione del piccolo;
- fare frequenti lavaggi nasali con soluzione fisiologica o ipertonica;
- cercare di migliorare la qualità dell’aria che si respira in casa, favorendo un corretto ricambio d’aria;
- evitare in modo assoluto che qualcuno fumi in casa.
Terapia
A domicilio
In generale, i lattanti senza difficoltà respiratoria, con saturazione arteriosa di ossigeno superiore al 94% ed in grado di alimentarsi possono essere curati a domicilio, con monitoraggio attento da parte del pediatra curante.
La terapia domiciliare consiste in frequenti lavaggi nasali con aspirazione delle secrezioni e terapia aerosolica con soluzione ipertonica al 3%,che aiuta il piccolo a rimuovere le secrezioni mucose catarrali.
È possibile utilizzare broncodilatori (farmaci che dilatano i muscoli dei bronchi e quindi migliorano la respirazione) per via inalatoria per 3-4 volte al giorno, se si osserva un miglioramento dei sintomi dopo le prime somministrazioni nell’ambulatorio pediatrico o a domicilio. Sarà quindi il pediatra a valutarne l’efficacia e la necessità.
Non sono invece utili gli antibiotici, se non in bambini immunodepressi o nel caso si sospetti un’infezione batterica concomitante, né i cortisonici per via orale (di cui non esistono evidenze certe di efficacia).
È utile frazionare i pasti, aumentandone la frequenza e diminuendo le quantità.
In ospedale
Durante il ricovero ospedaliero, per garantire un’adeguata ossigenazione del sangue, il bambino può essere sottoposto a terapia con ossigeno umidificato e riscaldato (nei casi più gravi con ossigeno ad alti flussi).
Nel caso di bambini che si alimentano con difficoltà, si può garantire una adeguata idratazione mediante la somministrazione di soluzioni glucosaline per via endovenosa.