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Gengivostomatiti nel bambino: come riconoscerle, come curarle

Cos’è la gengivostomatite?

Con il termine di gengivostomatite si intende genericamente un’infiammazione delle gengive (gengivite) e della bocca (stomatitite; la parola stoma, da cui deriva stomatite, origina dal greco e vuol dire bocca).

Le gengivostomatiti sono particolarmente frequenti nel bambino piccolo che esplora e “mette tutto in bocca”. Si presentano con lesioni di vario tipo nel cavo orale. Molto spesso queste “bollicine” sono dolorose e causano fastidio al piccolo: diventa irritabile, ha difficoltà ad alimentarsi, spesso presenta salivazione abbondante, a volte ha anche febbre e linfonodi (ghiandole linfatiche del collo o sotto la mandibola) ingrossati e dolenti.

Quali sono le cause

La gengivostomatite può essere dovuta a numerose cause. Nella maggior parte dei casi si tratta di forme infettive, per lo più di natura virale, che tendono a guarire spontaneamente. Più raramente, invece, una stomatite può essere spia di malattie più importanti , soprattutto quando si ripresenta più volte.

Vediamo quindi quali sono le forme più frequenti.

Erpangina

E’ una malattia febbrile virale (causata da Coxsackievirus di gruppo A).

Si caratterizza per la comparsa improvvisa di febbre con mal di gola, mal di testa, inappetenza e, spesso, dolore al collo. Entro 2 giorni dall’inizio dei sintomi, si sviluppano varie papule grigiastre (in media 4-5, fino a 20) di 1-2 mm di diametro che diventano vescicole circondate da un alone rossastro. Queste bollicine si presentano solo nella parte posteriore della bocca cioè sui pilastri tonsillari, palato molle, ugola, mentre le labbra e la parte interna delle guance non sono interessate.  Nelle 24 ore successive le lesioni si trasformano in piccole ulcere superficiali che guariscono in 1-7 giorni.

Malattia Mano Piedi Bocca

E’ una malattia di origine virale (causata, principalmente, da Coxsackievirus A16 e Enterovirus 71). È particolarmente frequente in estate e nel bambino tra 1 e 5 anni di età.

Inizialmente può presentarsi con febbre o febbricola e debolezza. Compaiono, poi, piccoli puntini rossi nella parte posteriore del cavo orale e sulla lingua, che si trasformano in vescicole, la cui rottura porta alla formazione di ulcerazioni dolorose. Caratteristica di questa malattia è la successiva comparsa di piccoli puntini rossi e un po’ rilevati sulla cute, talvolta pruriginosi, di forma tipicamente ovalare (assomigliano a piccoli chicchi di riso di 3-10 mm circa) su palmo delle mani, pianta dei piedi, tra le dita, e più raramente, su genitali, natiche e ginocchia. Tali lesioni evolvono rapidamente in vescicole grigiastre, che possono persistere anche per 10 giorni, mentre le lesioni nel cavo orale generalmente scompaiono dopo 4-5 giorni. Proprio perché è causata da enterovirus, cioè da virus che interessano anche lo stomaco e l’intestino, sono spesso presenti anche  vomito e diarrea. Tipicamente 1-2 mesi dopo la guarigione può verificarsi uno sfaldamento delle unghie.

Gengivostomatite erpetica

Rappresenta la manifestazione del  primo contatto  con il Virus Herpes Simplex 1. Può essere anche molto severa ed è tipica del bambino tra 1 e 3 anni. Spesso segue al contatto (generalmente un bacio) con un adulto affetto da herpes labiale.

Si caratterizza per la presenza di lesioni erosive dall’aspetto a carta geografica, coperte da una patina biancastra sanguinante agli orli con rossore della zona circostante. Le lesioni si localizzano in tutto il cavo orale (a differenza dell’erpangina): lingua, gengive, palato, e molto spesso si estendono alla faccia interna della guancia. Sono molto dolorose e rendono difficile l’assunzione di cibo, liquidi e della stessa saliva, che tende a fuoriuscire dalla bocca. Si accompagna di solito a febbre alta che dura in  media di 4-5 giorni (ma a volte anche di più), mentre la gengivite dura più della febbre (mediamente una decina di giorni). Caratteristica delle gengivostomatite erpetica è la comparsa, successivamente alle manifestazioni nel cavo orale, di vescicole (da 1-2 a 10-20) sulle labbra e intorno ad esse.

Anche quando l’infezione è superata, il virus non viene eliminato totalmente dall’organismo, ma rimane“ in sonno”, potendo successivamente risvegliarsi più volte nel corso della vita (anche a distanza di anni), per dar luogo al ben noto herpes labialis, che colpisce circa il 20% della popolazione ed interessa solo il labbro esterno e la pelle circostante, mentre non sono presenti ulcere all’interno della bocca.

Mughetto

E’ un’ infezione della bocca dovuta a un fungo (Candida albicans) tipica di neonati e lattanti. Si presenta con placchette biancastre sulla lingua e sulle pareti del cavo orale, che spesso si uniscono tra loro, e che non riescono ad essere staccate dalla mucosa stessa (questo aiuta a distinguerle da semplici residui di latte). Non si accompagna a febbre ma, quando l’infezione è molto estesa, può dare fastidio alla deglutizione. A volte l’infezione non si limita alla bocca ma è accompagnata anche da un arrossamento nell’area attorno all’ano o ad una contemporanea infiammazione del capezzolo e dell’areola della madre (nell’allattato al seno).

La sua comparsa in bambini un po’ più grandi (> 6 mesi, 1 anno), deve essere  segnalata al pediatra poiché potrebbe essere la manifestazione di una debolezza del sistema immunitario.

Aftosi orale

Le afte sono ulcerazioni orali dolorose, di forma rotonda o ovalare, di colorito biancastro, circondate da un alone rossastro. Sono molto frequenti sia nel bambino (sono la principale causa di ulcere della bocca dopo i cinque anni di età) che nel giovane adulto e non hanno, a differenza delle stomatiti precedentemente descritte, una causa infettiva diretta. In realtà, la causa delle afte ad oggi non è ancora del tutto conosciuta. Talvolta si tratta di episodi isolati che si risolvono spontaneamente senza più ripresentarsi; in altri casi possono verificarsi più volte nello stesso paziente. In questa situazione, si potrebbe pensare a un quadro di aftosi orale ricorrente. Quest’ultima è una condizione generalmente benigna, caratterizzata dalla presenza di afte dolorose ricorrenti (<1 cm) almeno 3 volte all’anno, in assenza di altre patologie. Se la presenza delle afte invece si accompagna ad altri segni o sintomi (quali febbre ricorrente, diarrea, perdita di peso) può essere un campanello d’allarme per patologie che richiedono un approfondimento diagnostico.

Cheilite angolare

Un altro tipo di stomatite particolarmente frequente in età pediatrica è la cheilite angolare, comunemente conosciuta come “boccheruola (o boccarola)” o “perlèche”. Consiste nella comparsa di piccole ragadi dolorose agli angoli della bocca, spesso ricoperte da cute desquamata o da piccole crosticine brunastre. La causa più frequente è quella infettiva: funghi come la Candida, ma anche batteri come streptococco e stafilococco, possono determinare una cheilite angolare  soprattutto quando ci sono dei fattori predisponenti locali, quali l’ipersalivazione (che si osserva spesso nei bambini, soprattutto se portatori di apparecchi dentari) ma anche l’abitudine di leccarsi le labbra, di rosicchiare le unghie o di portare frequentemente le mani sporche alla bocca. In altri casi una cheilite angolare può essere espressione di malattie più importanti, quali deficit nutrizionali (deficit di  ferro, vitamina B2, B12, zinco), deficit immunitari, dermatiti allergiche/irritative. Riconoscere tali cause è importante perché in questo caso, curando il problema di base, quando possibile, si giunge alla risoluzione della cheilite.

Le gengivostomatiti sono contagiose?

Le forme virali (erpangina, sindrome mani piedi bocca, gengivostomatite erpetica) sono contagiose. La trasmissione avviene per lo più attraverso la saliva, anche fino a 2 settimane dopo l’inizio dei sintomi. Per la malattia mani piedi bocca, inoltre, anche le feci rappresentano una fonte di contagio fino a 1 mese dopo l’inizio della malattia.

Al contrario, l’aftosi orale, il mughetto e la cheilite angolare non sono contagiose.

Come si curano le gengivostomatiti

Nella maggior parte dei casi si tratta di situazioni non gravi, che guariscono spontaneamente senza alcuna terapia specifica. E’ sufficiente seguire alcuni consigli.

  • Preferire alimentazione a base di cibi semisolidi/liquidi, freddi o appena tiepidi (no cibi caldi!): frullati di frutta, latte, yoghurt, gelato possono essere particolarmente graditi dal bambino.
  • Ricordarsi che è essenziale mantenere il piccolo ben idratato. A volte il biberon viene rifiutato perché la tettarella dà fastidio: in questi casi meglio usare cucchiaino in plastica, tazza o una siringa (ovviamente senza ago!) per somministrare i liquidi.
  • Evitare cibi piccanti, acidi, speziati o particolarmente salati, o che necessitano molta masticazione.
  • Assicurare un’adeguata pulizia della bocca: nei bambini più grandi e possibile utilizzare sciacqui a base di acqua e bicarbonato o  colluttori con clorexidina.
  • Per ridurre il dolore, è possibile utilizzare calmanti  locali naturali (es. a base di aloe o propoli; nel bambino più grande, sotto forma di spray o gel ). Nel caso del gel, se applicato freddo è più gradito al bambino.
  • In caso di dolore intenso è possibile usare i farmaci normalmente usati per la febbre quali paracetamolo o ibuprofene.
  • Nel caso di afte viene consigliato anche l’uso di un antiacido quattro volte al giorno da somministrare dopo i pasti. L’utilizzo di gel a base di corticosteroidi deve essere invece limitato ad afte maggiori persistenti (e solo su indicazione del pediatra).

Gengivostomatite erpetica

Nel caso della gengivostomatite erpetica, in cui spesso è presente febbre elevata e malessere molto accentuato, è utile, su consiglio del pediatra, una terapia basata su un farmaco antivirale (quale l’acyclovir per bocca, ma solo se la diagnosi viene fatta nei primi 3 giorni dall’inizio!).

Mughetto

Nel mughetto oltre la pulizia del cavo orale con una garzina imbevuta con acqua e bicarbonato, è necessario ricorrere alla applicazione di un gel antimicotico oppure a sospensioni orali a base sempre di antimicotici, da praticare per circa dieci giorni.

Cheilite

Nella cheilite angolare, se si individua un fattore scatenante (apparecchi dentali mal posizionati, cattive abitudini quali il leccamento) è necessario tentare di eliminarlo. In più, essendo la causa infettiva la più frequente, il primo approccio di solito si basa su terapie locali con creme a base di antimicotici (in caso di sospetta infezione da funghi) o di antibiotici (se si sospetta un coinvolgimento batterico con presenza di croste giallastre, lesioni particolarmente arrossate).

Ad eccezione quindi del mughetto e di alcuni casi di cheilite angolare gli antimicotici, sebbene largamente utilizzati, non hanno una indicazione clinica nel caso di gengivostomatiti.

Quando preoccuparsi

Un contatto con il  pediatra è necessario se:

  • Il  bimbo continua a non voler mangiare nulla per più giorni ed in particolare se beve poco. In questo caso infatti, oltre alla perdita di peso, si può andare incontro alla disidratazione che, nei casi più importanti, può rendere necessario anche un breve ricovero per reidratare il piccolo.
  • Le lesioni al cavo orale si accompagnano a febbre alta, che non risponde all’usuale terapia.
  • In caso di lesioni ricorrenti.
  • In presenza di altri sintomi associati (ad esempio la presenza di pallore, debolezza di unghie e/o capelli potrebbe far pensare a un’ anemia da deficit di ferro;  la presenza di una lingua liscia, color rosso magenta, dolente potrebbe far pensare a una glossite dovuta a deficit vitaminici). In tal caso è importante segnalare il problema al pediatra, perché diventa necessario escludere possibili cause di malassorbimento come la celiachia.

Articolo scritto in collaborazione con la d.ssa Angela Maria Caprio


Pediatra di Famiglia a Santa Maria Capua Vetere (CE) – ASL Caserta – Regione Campania

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